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Pena di morte. Anche per il nuovo Catechismo ogni tanto si può....
La Chiesa "non esclude". E tra i fedeli si alzano voci di protesta: bisogna dire no e basta
 

di MARIANTONIETTA SORRENTINO

   Non è una novità che il Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica ammette, sia pur in casi rarissimi, la pena di morte. 

   La notizia nuova, invece, è l' attenzione per l'argomento di un intellettuale , per giunta credente, come Franco Cardini, emerito docente di Storia Medioevale presso l'Università di Firenze e la condanna di Romano Prodi.
Ad un articolo a firma di Cardini, apparso su La Nazione  il 6 gennaio scorso  e volto a convincere i vertici vaticani a cambiare il testo, ha fatto eco un intervento di Romano Prodi, presidente della Commissione europea.
Secondo l'ex presidente del consiglio, una affermazione con la quale si ammette, sia pure in casi "rarissimi", la pena di morte, pone la Chiesa Cattolica fuori dalla Costituzione europea .

   Sembra che i vertici Vaticani siano corsi ai ripari pubblicando una nuova edizione con relativo aggiustamento al Catechismo, che non appare, in verità, molto rivoluzionario. "L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte" .

  Di certo più adeguato sarebbe un testo che la condannasse esplicitamente.
Nella coscienza di tutti i credenti questa formulazione non solo dev'essere attenuata ma rovesciata . Molti auspicano una stesura siffatta: "L'insegnamento della Chiesa esclude, anche dopo il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte". 
   Sostenere, infatti, che si può infliggere la pena di morte dopo l'accertamento dell'identità legittima l'uccisione, purché si sia sicuri di uccidere la persona giusta. E dire che si può ucciderla dopo l'accertamento "della responsabilità" significa dire che c'è una responsabilità che merita la pena di morte.
Tutti gli Stati che uccidono si basano su questo principio. 

   Se la Chiesa vuole rimanere fedele ai principi che predica  deve ripudiare la pena capitale completamente.
Alla fine l'articolo recita: "I casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti". 
Ma l'espressione "assoluta necessità di soppressione del reo" andrebbe cancellata in quanto lo Stato che ha catturato, giudicato e incarcerato un reo non si trova "mai" nella necessità di ucciderlo, a meno che non ritenga (come ritiene il testo così espresso dalla Chiesa) che ci sia qualche colpa che merita la morte, e che ci sia qualche uomo che non merita di vivere. 

   L'aggiornamento del Catechismo non alleggerisce la posizione sul tema bruciante del diritto di uccidere quanto piuttosto la aggrava: esiste il timore che, avendo modificato di recente quel testo, la Chiesa non intenda più ritornarci sopra. 
L'articolo incriminato, invece, va rivisto .

   E' il solo modo per annullare lo iato, che ora esiste, tra un comandamento predicato e una prassi avallata da un documento ufficiale. 


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(18 gennaio  2001)

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