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Dighe e gasdotti, l'Occidente a pranzo con la Turchia
L'offensiva diplomatica ed economica di Ankara ha successo in tutta Europa. Sulla pelle dei curdi...
 

   La Turchia continua la sua offensiva del galateo diplomatico a scopi economici e politici. I suoi rappresentanti girano l'Europa in cerca di riconoscimenti dei "progressi democratici" nel paese sorvegliato speciale, in quando precandidato all'adesione, dall'Unione europea. Succede così che il premier turco, Bülent Ecevit, strappi consensi anche ai governi più insospettabili (come quelli socialdemocratici nordici, è accaduto in giugno a Oslo, per esempio) e raccolga punti preziosi per rifare la facciata dello scalcinato edificio dei diritti umani in Turchia. Poco importa se la tortura è ampiamente praticata dai commissariati di polizia alle carceri, se continua la persecuzione degli oppositori politici (curdi innanzitutto), se alcuni dei progetti destinati alle partnership internazionali (dighe gigantesche e gasdotti) minacciano direttamente le popolazioni (curde per lo più) di una deportazione forzata e innescano nuovi processi di intsabilità geopolitica in un'area molto "calda".

   Una delle ultime notizie, in proposito, viene dalla Norvegia, uno die principali paesi produttori di gas e petrolio, dove a un mese dal provvidenziale passaggio di Ecevit, apprezzato con toni davvero imbarazzanti dal premier laburista Jens Stoltenberg, la grande compagnia di stato Statoil ha sottoscritto un grande accordo con la turca Koc Holding (che è anche l'importante partner commerciale della Fiat che alla fine del 1998 minacciava l'Italia di boicottaggio e di blocco dell'import di automobili, se non fosse stato consegnato Ocalan ad Ankara). Altri accordi turco-scandinavi riguarderanno, tra l'altro, proprio le commesse per la costruzione delle megadighe idroelettriche: l'esperienza nordica al servizio dello sviluppo...

    Ci sono, insomma, tutte le premesse affinché il potere costituito in Turchia e le sue lobbies politiche ed economiche trovino nelle cancellerie occidentali, dal Mediterraneo al Polo Nord, uno spensierato alleato del consolidamento del sistema e della sua parziale riverniciatura in vista della definitiva cooptazione europea. Poco importa se, nel frattempo, si continuerà a morire nelle stazioni di polizia, nelle carceri o sui monti abitati dai curdi chiamati dal regime "turchi di montagna", pena la galera...


o Tortura 
in Turchia,
il primo rapporto della commissione parlamentare

(7 luglio 2000)
 
 
 
 

 

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