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"Io, candidato sindaco contro le gabbie etniche a Bolzano"
L'Alto Adige fra schedature e politica della separazione: una iniziativa contro le barriere
 

di EUGEN GALASSO

  Mi sembra un po’ un gioco, un po’ invece una sfida essere candidato-sindaco di Bolzano per il MOET (Movimento Obiettori Etnici): non perché non sia una cosa "seria"- faccio parte comunque di coloro che vorrebbero trasformare ludicamente ciò che è considerato serio, sulla linea di Marcuse e dei situazionisti o molto prima di Montainge e Rabelais...- ma perché il"gioco" è nell’impegno comunque profuso da tutti (meno di tutti da me, certamente) per un’impresa irrealizzabile, anche perché essere obiettori etnici in Alto Adige-Sudtirolo porta automaticamente a escludersi-essere esclusi dal gioco... elettorale, sic stantibus rebus. Poi, c’è l’altro elemento: una sfida certo il MOET la costituisce a mentalità, pregiudizi ancora una volta confermati etc. Credo voglia dire, certamente, rivendicare un diritto fondamentale a essere uomo e cittadino (per me, con il giovane Marx, bisogna rivendicare il citoyen endidiacamente legato all’homme, rifiutando la dimensione onnivora quanto parziale-limitante del bourgeois), non solo al di là dei soliti "Citizen Party" à la Barry Commomer o della "cittadinanza" mutuata dai vari Veca dagli stessi yankees, cioè oltre una democrazia di base comunque blindata e controllata a priori, ma anche un mettere in scacco tutta la logica occidentale identificata da Foucault per primo: quello del controllo burocratico, del dominio esercitato in nome di interessi precisi ma al tempo stesso di una logica di controllo assoluto.

   L’Alto Adige vive su un’economia "drogata", cioé "pompata" con massicce immissioni di capitali provenienti da Roma, che tuttavia va poi a rimpinguare solo certe tasche, creando anzi poi confermando sperequazioni sociali già molto forti. Un’economia, ancora, che presuppone una società stra-normata e continuamente stabilente ulteriori norme e cavilli che poi, ove vengano trasgrediti comportano esclusione, interdizioni, tabù di vario genere e altro ancora.
   Una società chiusa, dunque, soprattutto nella sua estrema normatività e in un controllo sociale a tratti ossessivo, martellante, imperniato su alcune regole condivise e accettate poi almeno nella pratica. Ecco allora che, più che ai tempi di Alex Langer, oggi c’è anzi rimane l’imposizione senza più una speranza magari utopica (ma l’utopia concreta è blochianamente il vero sale della terra, carne e sangue della storia), riproporre quindi un’alternativa unita alla speranza è assolutamente necessario, proprio oggi.
   E qui io che langeriano non sono stato mai, addirittura rimproverandogli una sorta di "ossessione etnica", riconosco ora che certe sue mete erano ineludibili anche se continuo a pensare fossero forse troppo profetico-anticipatrici e che certe strategie e tattiche comunicative non fossero adeguate. Dopo di che si potrà ricominciare a fare politica non solo richiamandosi a visioni ideali ma anche a farla nel senso etimologico, occupandoci cioè della polis, anche nei suoi fondamentali dettagli, quali rete fognaria o tutela dell’ambiente come e altro ancora... Solo sgombrando il campo dall’equivoco etnico-linguistico accennato, dunque, riusciremo a poter ricominciare a far politica...

   E qui si ricollega la mia formazione di cristiano di sinistra, anche teologicamente sempre ribelle, che vive nutrendo ancora larvate (!?!?) speranze forse foriere di nulla forse invece anticipatrici. 
   Se il MOET finirà con l’avere collegamenti tecnici più che altro a destra, ciò sarà dovuto ancora una volta alla situazione drogata-anomala esistente in provincia di Bolzano, comunque questo fatto non tracimerà mai in un collegamento di carattere ideologico-politico. Sempre a meno che qui da noi tutti i criteri di orientamento/tutte le bussole di orientamenti confermati nella storia e in essa molto fortemente radicati non siano oggi totalmente sovvertiti/negati almeno nella prassi. Ma, continuando a considerare fondamentali "permanenza" e "longue durée" à la nouvelle histoire, ciò mi sembra impossibile pur in epoca di dromologia "impazzita". E riscopro quello che, da deleuzian-guattariano fatalmente rincorrente ogni micro-rivoluzione "molecolare" avevo trascurato senz’altro: la certezza del diritto come espressione di diritti individuali e collettivi, che considero minacciati in Alto Adige ma anche in certo iper-giustizialismo di "sinistra" (Flores d’Arcais docet...).

   Ancora metodologie comunicative sbagliate in Langer, a mio parere almeno:quando per es. Ponte Talvera veniva ironicamente diviso in due settori, uno per gruppo etnico, ispirandosi fin troppo ai Provos olandesi senza minimamente avere-poter contare sul loro background ideologico e comunicativo. La denazistificazione, invece, riapre efficacemente un vulnus mai chiuso da noi come peraltro-lo abbiamo riimparato di recente, per» merito"di Onkel Joerg ossia Haider-in Austria o altrove.
   C’è poi un motivo personale che credo spinga tutti a agire in un certo modo:il ritrovare in sè radici anomale rispetto a quelle (pur presenti) italo-austriache porta a rifiutare un logica incasellamento, di registrazione che più che di Erode (questa era la tesi un po’semplificatoria di Langer) è del peggio dell’autoritarismo e dello spirito di dominio moderno. Ritrovarsi addosso cioè un albero genealogico anche-sicuramente in Alto Adige- "politically uncorrect" come quello che comprende ascendenze slave, greche, alsaziane non può non mettere in contrasto con... quanto si ha di fronte, ancora una volta sic stantibus rebus.

  E ancora, argomento di fondo, più importante di questa accennata molla personale-senantica:risolviamo-superiamo l’"oscena" (anche alla lettera) diatriba etnica per andare oltre, tornando a occuparci di fogne come di politica culturale, di base come di sovrastruttrua, per usare categorie marxiane che peraltro non mi hanno mai convinto più di tanto...


o Alto Adige: tedeschi, italiani e ladini convivono in un clima di separazione che forse
ormai è più istituzionale e economica (nel senso di lotta a chi più arraffa) che nella percezione comune dei cittadini. Ma la politica della separazione
e delle schedature etniche (senza tra l'altro prevedere la categoria dei figli di coppie miste) continua e sembra tristemente consolidarsi. Si consolida la logica dei gruppi, che è implicitamente la causa del suo mal...

Per dare un segnale di una possibile via di uscita ospitiamo un articolo nel quale il nostro amico Eugen Galasso spiega ai navigatori di Nonluoghi 
il senso della lista degli Obiettori etnici presentata a Bolzano per le comunali del 14 maggio e della quale lui è il candidato sindaco.
Gli obiettori etnici, fra l'altro, mettono in evidenza il grottesco di tutto ciò anche perché a loro volta rischiano l'esclusione dall'elettorato attivo proprio per la mancata presentazione della dichiarazione di appartenenza a uno dei gruppi etnici riconosciuti dalla legge dell'apartheid modello italo-tirolese.

Un'analisi
dell'Alto
Adige e della 
separazione
etnica

(4 aprile 2000)

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