ile interviste

La Cecenia ci interroga: i diritti umani non sono uguali per tutti?
 

di MARTITA FARDIN

    Zainap Gachaeva è membro dell'associazione donne per la pace del Caucaso, le abbiamo parlato nel settembre 1999.

   Cosa pensa della travagliata situazione della sua terra?

  "Nel 1997 è stato firmato un trattato di pace tra Russia e Cecenia, ma l'accordo è rimasto sulla carta. Il territorio ceceno è tuttora pieno di mine, migliaia i feriti e i dispersi. Tanti ceceni sono stati privati delle loro case e averi. Quelli che vivono a Mosca, come me, sono sottoposti a perquisizioni arbitrarie. Con la storia del terrorismo, poi, la situazione è peggiorata. Chi è soltanto sospettato, viene brutalmente picchiato. 

   Ritiene il popolo russo responsabile di questa guerra?

    Non è responsabile il popolo di questa guerra, quanto chi decide le guerre. 

   Come vede la situazione futura?

    Io sono convinta che la cultura della pace trionferà come cultura del futuro.


   Abbiamo parlato anche con Vadim Zagladin, esponente della fondazione Gorbacev, ex braccio destro di Gorbaciov,  di fronte alle accuse scagliate dalla Gachaeva, ha ribadito il suo punto di vista sull’attuale situazione della Russia e sulle guerre in Cecenia e Daghestan. 

   Zagladin lei ha detto che con Gorbaciov si è aperta un’era di libertà politiche e sociali. Ma la situazione in Cecenia e Daghestan sembra dimostrare il contrario. Cosa ne pensa? 

   Con Gorbaciov si è aperta un’era di libertà politiche e sociali è vero. Ma la strada da percorrere verso una vera democrazia e il rispetto dei  diritti umani è ancora lunga. Me ne rendo conto, ma sono fiducioso nel futuro, nel cambiamento, nella forza propulsiva che può venire dalla società civile russa. Creda, nel popolo russo è in atto un cambiamento di mentalità, lento, graduale, ma c’è, lo posso assicurare.

   Ma torniamo agli atti di terrorismo verificatisi a Mosca, sono, a suo parere, da attribuire ai ceceni?

   Ci sono gruppi, pressioni internazionali, dietro questi atti terroristici. Si tratta comunque di una minoranza isolata di alcuni ceceni, non di tutto il popolo. Non bisogna dimenticare che il Caucaso è ricco di petrolio e questo scatena una guerra di interessi economici senza pari.

   Come giudica allora gli attuali conflitti che insanguinano la Cecenia e il Daghestan?

   I conflitti in Cecenia e Daghestan sono una vergogna per il popolo russo. Una grande vergogna. Se voi chiedete a un russo chi è colpevole di queste inutili stragi, vi risponderà: “Il potere”. I russi non ce l’hanno con i ceceni, né i ceceni con i russi. La testimonianza della cecena Gachaeva l’ho trovata  vera, obiettiva e corretta. 

   D’accordo, ma la Gachaeva ha parlato di sistematiche violazioni perpetrate ai ceceni dalla polizia russa e dei servizi segreti, di false campagne montate dai media per screditarli e bollarli come terroristi, per fomentare l’odio nell’opinione pubblica russa. (Nel settembre scorso alcuni attentati in diverse città della Russia, attribuite ai separatisti islamici uccidono oltre 300 persone. Il primo ottobre i russi entrano in Cecenia)

   Sì , ma anche la Gachaeva ha chiaramente incolpato il potere e le sue istituzioni. Difatti ha ragione: la vera natura del potere russo è ancora autoritaria, la massa non ha molta voce in capitolo di fronte al dilagare della corruzione  e della violenza. Lo ripeto queste guerre sono una vergogna.

   La Gachaeva ha anche detto che la Russia sta perpetrando un vero e proprio genocidio, che si protrae nel tempo, che da più di 400 anni il popolo ceceno si è ridotto del 60% a causa delle deportazioni nella steppa.

   Correggo. Non i cittadini russi, il potere.

    Ma è d’accordo quando la Gachaeva sostiene che le Nazioni unite si limitano ad osservare e non fanno niente di concreto?

    Non voglio polemizzare. E’ vero non si sta facendo molto. O meglio si potrebbe fare di più. Tanti mi chiedono se queste guerre possono essere considerate un passo indietro, una regressione rispetto alla perestrojka. Io penso proprio di no. La perestrojka è un percorso verso la libertà, inarrestabile. Ma il rispetto dei diritti umani è un concetto a cui il popolo russo non è ancora abituato. Dal dispotismo zarista è passato alla dittatura comunista, con tutti gli orrori che ha comportato per il popolo russo: deportazioni, di massa, gulag, lavoro forzato, fucilazioni di massa. 

  Un’ultima domanda. L’attuale sindaco di Mosca ha lanciato lo slogan:”Puliamo Mosca dai ceceni”.
Memorie di leggi razziali, a quanto pare...

Un’altra vergogna. Per questo la società civile russa e di tutto il mondo si deve mobilitare.



Cinque mesi dopo …

   Il 6 febbraio 2000 Vladimir Putin, dopo l’assedio e l’assalto di Grozny il 25 dicembre scorso, durato un mese e 10 giorni, in cui la città è stata rasa al suolo, annuncia: <Abbiamo vinto, i ribelli si sono ritirati>. Intanto i sopravvissuti di Grozny, i civili che vivono in una città spettrale, sono lasciati, spauriti, tra macerie e fame. I russi si sono portati via tutto.
La colpa del massacro è sempre dei ribelli ceceni. E i civili? Un’altra vergogna come ha dichiarato Zimaglov? Perché la società civile russa e di tutto il mondo non si sono mobilitate? L’interrogativo rimane senza risposta. 


o Due testimonianze "civili" sulla tragedia del Caucaso che solleva anche imbarazzanti interrogativi sui silenzi o sulle mezze parole della comunità internazionale:i diritti umani sono uguali per tutti o dipendono dalla geopolitica?
Ci viene da chiedere, per esempio, al governo italiano come mai scalpitava per allinearsi alla linea delle bombe su Belgrado, un anno fa, e ora non muove un dito per ottenere serie pressioni diplomatiche sulla ricattabile Mosca...
copertina
le notizie
 i percorsi
le interviste
i libri
la musica
le inchieste
il calendario