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Calicanto, i luoghi della pedagogia contro il pensiero unico
La presentazione di un progetto nato in Svizzera che è anche una rivista online
 

di GIOVANNI GALLI

   Calicanto é un progetto di rivista. Una rivista che si voleva cartacea ma che é nata on-line… perciò soggetta a mutazioni, relative agli sviluppi e ai contatti che riuscirà a creare. Un progetto che parte certamente dall'esperienza pedagogica del suo coordinatore, ma che vorrebbe occuparsi delle pedagogie extra scolastiche … 

  Le tensioni che agitano questo progetto sono le seguenti : 

   1) Calicanto vorrebbe essere un osservatorio delle mutazioni in atto (ma non solo), delle realtà relative alle istanze e alle pratiche (pedagogie) di educazione e socializzazione, ai luoghi (dalla scuola, ma non solo e non principalmente, all'esercito, dei media, della radio, della televisione, della pubblicità, d'internet, dei consessi parlamentari - anche questi sono luoghi dove si dovrebbe creare consenso e socializzazione -, ecc…),  ai programmi (ideali, virtuali, reali …) che quelle istanze adottano. 

   Ogni luogo d’incontro tra il cittadino e un messaggio é un luogo potenziale di socializzazione e quindi di educazione. Le istituzioni rammentate sono altrettanti luoghi dove il cittadino é soggetto attivo o passivo (nel qual caso dovrei dire oggetto) di una pedagogia e una “didattica” che lo concernono … di apparati che lo invitano, lo convincono, lo blandiscono … non foss’altro che con una pubblicistica ben congeniata ti dicono pure quale dentifricio usare e ti mostrano pure come muovere la mano. Ci dicono che quella é una pubblicità. No! E’ una pedagogia, é una didattica … 

  2) Ma anche quindi un osservatorio sulle disarticolazioni comunitarie che vieppiù vanno manifestandosi sia a livello locale quanto globale. 

  3) Ma un osservatorio non "neutro", quanto piuttosto che prenda parte per un progetto esplicito di emancipazione sociale, di emancipazione economica, di tradizione critica e rivolto alla resistenza alle pratiche massificanti, pauperizzanti, proletarizzanti, consumistiche. 

  4) Ebbene i terreni dell’educazione e della dominazione (ma vorrei dire il terreno, al singolare, visto che sotto certi aspetti e sotto certi paradigmi sono identici o tendono a confondersi) sono ben due terreni dove uno sforzo di documentazione sulle pratiche di socializzazione e di convivialità può e deve ben essere possibile. Quei due terreni ben riassumo i temi della socializzazione moderna ovverosia le desertificazioni sociali e comunicative - crescenti - attuali. Un salasso progressivo
insomma. 

   5) Si tratta allora di documentare e fare la lettura di quei terreni al fine di scoprire e costruire terreni di resistenza alla omologazione … 

  6) Perché resistenza alla omologazione? Ma perché la società capitalista, neo-liberista, post-industriale, impone una uguaglianza monetaria fra i cittadini mercantilizzati: tutti consumatori … tutti oggetti di consumo … 

  7) Perché pure della “dominazione”? Ma perché uno dei luoghi di distruzione delle identità (locali) passa con l’egemonia dei modelli culturali occidentali capitalisti e
neo-liberisti. E ciò sempre con il vissuto di vergogna e di colpa provato dalle vittime di questo furto organizzato. Vale a dire: l’egemonia mercantile, capitalistica neo-liberista impone modi di produzione e di distruzione. Ma non solo. Tende a perpetuarsi anche come vero e proprio modo di pensare, con una sua epistemologia come per esempio dimostra Vandana Shiva. Diventa quindi un modo d’istruzione. 
Oppure perché troppo facilmente il dominio si camuffa con il volto dell'educazione. 

  8) Perché di antropologia e etnografia? Ma perché si tratta di documentare e di "dare letture" (leggere = dare e costruire senso, significato). 
Documentare tramite materiali fotografici, iconografici, descrittivi,… Siccome la “grafia” corrisponde al segno lasciato, documentiamo dunque i rispettivi segni. 
Leggere poi i segni che sono simboli, portatori e costruttori di senso, di logiche sociali o non. Ecco allora l’antropologia che arriva come vettore per la lettura e il confronto. 
  Insomma, una antropologia e etnografia dell'educazione e della dominazione. Una antropologia delle società moderne e occidentali; alla ricerca di quelle strutture mentali, epistemologiche, pedagogiche, giuridiche… che con la perpetuazione
dell’attuale abominio vanno a braccetto. 

  9) Sempre più spesso parliamo e ragioniamo con gli stessi concetti di ciò che vorremmo riformare. In questo sogno immagino un osservatorio come un luogo di elaborazione di concetti e ricerche indipendenti e autonome - dalla ufficialità del pensiero neo-liberista, - dalla neo-lingua (Cfr.. G. Orwel, "1984"), - dal pensiero unico.

Ecco. Sogno inafferrabile? 


o Presentiamo con un intervento del suo fondatore
la nuova
rivista online
Calicanto 
appunti di antropologia e etnografia dell'educazione
e della dominazione 

La rivista è
coordinata da Giovanni Galli, psicopedagogista, psicologo dell'età evolutiva, che vive 
a Locarno, Svizzera.

La pedagogia
libertaria:
intervista con
Marcello
Bernardi

Summerhill
School
 

 

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