i percorsi

Radicali liberi e radicali liberisti
 


di PIETRO FRIGATO

  Sappiamo dalla pubblicità che i nostri organismi sono esposti all’assalto dei radicali liberi che ci fanno perdere i capelli ed invecchiare precocemente. I radicali liberisti, imbottiti di obsolete e demagogiche dottrine economiche, rappresentano per analogia un’aggressione al tessuto dell’organismo sociale. Ed è tragicamente comico Pannella quando, avventurandosi in improbabili acrobazie oratorie, vuole convincere la gente che i referendum cosiddetti "sociali" sono a favore dei lavoratori e dell’impiego. C è davvero da sperare che, prima ancora che attraverso un chiaro no proveniente dalle urne alle iniziative referendarie di liberalizzazione selvaggia del mercato del lavoro e degli istituti fondamentali su cui si regge il nostro stato sociale, la Corte costituzionale bocci queste proposte per la loro incoerenza con il dettato della nostra legge fondamentale.

  L’unico pregio dell’ennesima iniziativa dei radicali è quello di restituire ad un’opinione pubblica frastornata dalle derive trasformistiche che assorbono i dibattiti politici quotidiani, di destra e di sinistra, un’idea più chiara di quale sia la reale linea di demarcazione che separa  i due schieramenti su questioni di vita o di morte!

  Vogliamo davvero seguire l’esempio reaganiano-thatcheriano, proprio mentre da oltreoceano lo stesso Clinton non risparmia  elogi ai livelli di protezione sociale istituzionalmente caratterizzanti (tenuto conto delle debite differenze) i sistemi di welfare dell’Europa continentale? Vogliamo davvero sostituire, a colpi di referendum, un sostanziale darwinismo sociale ai vecchi stati del benessere, già sottoposti a fondamentali attacchi in nome della globalizzazione? Prima di avventurarsi lungo sentieri che hanno già prodotto troppe vittime e sofferenze evitabili, merita di ricordare come nella relazione annuale sullo stato dell’economia statunitense, presentata a Clinton nei mesi scorsi, si facesse presente come le misure di flessibilizzazione del mercato del lavoro non producano gli effetti occupazionali auspicati, inducendo di contro pericolosi processi di precarizzazione delle fasce più deboli del mercato del lavoro (la manodopoera non qualificata). Inoltre, basta guardare alla performance sociale del duo Thatcher-Major nel ventennio (1979-1997) per farsi un’idea migliore.

  In particolare, a partire dal 1985, si è assistito di anno in anno ad un’aumento progressivo delle sperequazioni nella sfera dei redditi, dei tassi di mortalità medi, delle differenze nella morte e nella malattia tra classi sociali (definite in base alla professione e al reddito) e dei reati per crimini violenti e per droga . Si tratta di ’risultati’ inferiori per gravità solo a quelli della Nuova Zelanda fra i paesi Ocse! Gli Stati Uniti delle politiche economiche di Reagan e Bush non sono stati da meno e hanno presentato trends pressoché identici a quelli d’Oltremanica. 

   Tra i molti ritardi di cui viene accusato il nostro paese c’ è anche e soprattutto il fascino della deregolamentazione. Auguro a tutti coloro che occupano posizioni di debolezza nel mercato del lavoro che il tentativo di venderla come socialmente desiderabile per tutti si riveli un’operazione di marketing fallimentare. Del resto, la nostra buona vecchia Costituzione repubblicana non si è limitata a riconoscere l’esistenza di un conflitto strutturale fra capitale e lavoro ma ha anche posto le basi per l’istituzione di misure di protezione sociale della parte più debole attraverso gli istituti della contrattazione collettiva.

(29 gennaio 2000)

 
   o I temi posti dai referendum
"radicali" sulle questioni sociali e del lavoro sono molto importanti e ineludibili.
La domanda è se l'approccio liberista alla questione capitale e lavoro proposto dalla Lista Bonino non sia una comoda scorciatoia
fin troppo provocatoria, piuttosto che un serio progetto ispirato a valori di giustizia e libertà.
Ospitiamo qui un intervento di Pietro Frigato molto critico nei riguardi dlel'iniziativa radicale. Altri contributi al dibattito verranno e speriamo di riceverne anche dall'esterno, magari di segno opposto.
Scriveteci.
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