nonluoghi
percorsi
copertina
percorsi
libri
inchieste
novità
i i
notiziario
la satira
racconti
archivio
editorali
calendario
interviste
musica
notizie
scrivici

Il grido dei bimbi lavoratori
Un educatore di strada: "Dall'infanzia negata nasce il cambiamento"
 

di CRISTIANO MORSOLIN

  La vicenda dell'"Etireno" - la nave carica di piccoli schiavi apparsa e scomparsa in questi giorni sulle coste africane, riporta alla ribalta della cronaca la
drammatica situazione dell'infanzia negata nel mondo. 
I mass-media ci bombardano di statistiche, dati, analisi ma non si sente la voce dei protagonisti, dei 250 milioni di baby lavoratori. 
Si pensa ad una merce "particolare": ragazzini imbarcati per essere venduti come manodopera. Chi conosce il Sud del mondo sa che ragazzi e ragazze dai
12-13 anni in su vadano a lavorare in città rappresentano la normalità: sono impiegati nella cosiddetta "economia informale" e per le ragazzine
questo significa di solito fare le domestiche o le venditrici. A volte i ragazzi finiscono a lavorare nelle piantagioni di cacao, caffè o altre produzioni da export dell'Africa occidentale, e non certo a paga sindacale. 

I rappresentanti dei ragazzi lavoratori africani provenienti da Benin, Costa d'Avorio, Mali, Senegal e Togo si sono incontrati a Bamako (Mali) nel novembre
2000, con il sostegno di ENDA (la maggiore organizzazione non governativa dell'Africa Francofona) e hanno sottolineato il contesto in cui può avvenire
il traffico di giovanissimi, fuori dalle mitologie sui "bambini schiavi": "un contesto regionale di migrazioni transfrontaliere d'ogni sorta, in particolare per attività di commercio che spesso sono assimilabili alla frode, il contrabbando e altri
traffici.(...) La povertà, l'insufficienza alimentare in certe situazioni di siccità, la mancanza di soldi o il costo troppo elevato di mettere a scuola un bambino
quando la scuola esiste, un certo sentimento di miseria e d'abbandono spingono alla fuga in città (...)". 

 Compagni di questi ragazzi lavoratori africani sono i movimenti NATS - Ninos Adolescentes Trabajadores, organizzazioni interamente autogestite da bambini e
adolescenti lavoratori, nate nel Perù degli anni '70 ed estesasi poi a tutta l'America Latina ispanofona e ultimamente anche all'India.
Proprio rivolgendosi ad Alejandro Toledo - candidato indio, figlio di una povera famiglia e per questo a 10 anni ha cominciato a lavorare come lustrascarpe, che
domenica 8 aprile ha raccolto il 40% dell'elettorato -  i rappresentanti del Movimento Nazionale dei bambini e ragazzi lavoratori organizzati del Peru' (rappresentanti di ben 12.000 ragazzi/e) hanno rivolto al futuro Presidente del Perù una lettera aperta in cui difendono il proprio diritto a  lavorare in condizioni degne, a poter usufruire di un'adeguata istruzione e assistenza sanitaria. Sul tema della povertà, i ragazzi chiedono un nuovo piano di azione a livello nazionale che tuteli gli interessi
dell'infanzia e unisca alla lotta contro la miseria, quella per l'eliminazione di ogni forma di sfruttamento del lavoro minorile. Particolare attenzione viene inoltre richiesta in merito alle esigenze dei bambini delle aree rurali e delle comunità indigene. 

Questo documento è stato diffuso da Fabio Cattaneo -presidente dell'Associazione Italia Nats che raccoglie 14 associazioni, Ong e botteghe del commercio equo
italiane che si sono messe in rete per far sentire la vocedei bambini che in tutto il mondo appartengono ai diversi movimenti NATS, intervenuto sabato 7 aprile a Roma ad un convegno dal titolo : "L'arcobaleno spezzato: dall'infanzia negata nasce il cambiamento" come conclusione di un percorso di educazione alla mondialità che  hacoinvolto una decina di scuole, organizzato dall'Ass. Internazionale "Noi Ragazzi del Mondo" - Comunità di Capodarco. 

In quell'occasione Maria Teresa Tagliaventi ( esperta di lavoro minorile e componente dell'Associazione NATS che,  insieme a Manuel Finelli, Rita Bertozzi, Gianna Giovagnoli e altri, ha avuto il merito di portare in Italia attraverso la traduzione di una rivista peruviana dei movimenti questa visione non
convenzionale del lavoro minorile) ha sottolineato che "i movimenti Nats hanno la peculiarità di lottare contro ogni forma di sfruttamento economico dei
minori, pur essendo contrarie ad una abolizione del lavoro infantile che sia globale ed aprioristica. I Nats adottano infatti l'approccio della c.d. valorizzazione critica secondo la quale il lavoro, quando è svolto mediante opportune modalità, può
essere un mezzo di sviluppo e crescita del soggetto, anche se si tratta di un bambino. L'azione di questi movimenti è incentrata sul miglioramento delle
condizioni dei lavori, che sulla base della loro natura, possono essere realizzati anche da minori, e l'eliminazione di tutte le  altre forme di sfruttamento economico del bambino. E' questo un approccio non convenzionale che , per tale motivo,
purtroppo deve fare i conti con l'ostracismo e l'avversione di tutte le principali istituzioni transnazionali, ministeriali e sindacali.(...) I Nats dimostrano con la loro esperienza che il lavoro non serve solo per sopravvivere materialmente, ma ha anche una valenza sociale nel favorire lo sviluppo integrale della persona, nello stimolare i rapporti interpersonali e nel creare identità, cittadinanza e
protagonismo, e può quindi diventare strumento di cambiamento di quelle stesse realtà di ingiustizia sociale che lo generano".

Si è anche citato un altro recente documento del Movimento dei bambini e degli adolescenti lavoratori organizzati del Perù, da cui emerge che "il testo
della Convezione dell'OIL (Organizzazione Int. del Lavoro) non riesce a distaccarsi da una visione negativa del lavoro per i minori di 18 anni, che comunque sarebbe dannoso e inaccettabile.(..) Siamo delusi dall'incapacità di organismi non solo di
proteggerci dallo sfruttamento e dai maltrattamenti, ma anche di incoraggiarci e valorizzarci come autentici soggetti sociali di diritti.(...) Il lavoro è anche solidarietà con le nostre famiglie.(...) Preferiamo utilizzare al posto del termine "reintegrazione sociale" quello di "partecipazione attiva" nella comunità e società.
(...) L'OIL dovrebbe rivedere i propri statuti e considerare le organizzazioni dei bambini ed adolescenti lavoratori una realtà che deve essere presa in considerazione a livello mondiale, in particolare perché rappresenta le aspirazioni e gli sforzi di milioni di bambini ed adolescenti lavoratori nel mondo intero ed essere considerati persone, ad essere valorizzati nella loro dignità come co-protagonisti negli sforzi per garantire una vita vivibile".

In qualità di educatore e di cittadino solidale che ha condiviso il cammino con ragazzi/e a "rischio d'esclusione" a Palermo (i picciriddi scannazzati),
con meninos de rua del Brasile, con ragazzi/e lustrascarpe dell'Ecuador, desidero testimoniare l'importanza di riconoscere e valorizzare il loro protagonismo di autogestione, di cittadinanza attiva e di cambiamento dal basso. Sono piccoli costruttori di speranza in un "mondo impoverito da un'economia che accentra nelle mani di un numero sempre più ristretto di persone la ricchezza e che esclude masse sempre più grandi dalla possibilità di una vita umana e
dignitosa. In una società che mette al centro il profitto e l'avere, anche noi bambine/i e ragazze/i diventiamo oggetti e cose sacrificate all'efficienza e alla competitività del sistema e soffriamo per la fame; siamo sfruttati nel lavoro precoce. I nostri
corpi sono usati e consumati nella prostituzione per soddisfare gli adulti. Siamo coinvolti nel traffico e nel consumo di droga e nelle guerre degli adulti;
reclutati come bambini soldato per far esplodere campi minati; decimati dagli squadroni della morte, siamo vittime di violenze  persino nel seno delle nostre
famiglie"( tratto dalla lettera dei ragazzi/e del mondo provenienti dal Brasile, Ecuador, Guatemala, Perù, Cameroun e rivolta all'ONU dei Popoli, radunati
ad Assisi nell'ottobre '97).

Questo grido di denuncia è stato lanciato anche durante la carovana "Grido della Speranza" di un anno fa, dove per un mese ho accompagnato  30 ex meninos de
rua che hanno percorso le strade d'Italia per portare uno spettacolo di arte e cultura brasiliana che esprime la forza della fraternità, un'alternativa di cambiamento che nasce dall'universo dell'infanzia negata. 
Dopo 500 anni le caravelle sono ritornate indietro con un messaggio di pace e giustizia per risvegliare la vecchia Europa e per invitare i coetanei italiani a
partecipare al Giubileo al rovescio "Pachacutik" (in lingua quechua "inversione di rotta"), svoltosi nel gennaio scorso a Rio de Janeiro (nella frontiera della
Baixada Fluminense dove p.Renato Chiera lotta contro gli squadroni della morte per difendere i meninos de rua)  con la partecipazione di 134 ragazzi/e
lavoratori nel microcosmo della strada, provenienti da Ecuador, Perù, Brasile, Guatemala e Italia e organizzato dall'Ass. Internazionale Noi Ragazzi del
Mondo.

Ricordo l'ultimo giorno dell'anno. Ci immergiamo  tra una folla di due milioni di brasiliani che stanno aspettando il 2001 lungo le spiagge di  Copacabana:
questo formicaio umano sembra resistere alla furia di un uragano di pioggia e freddo davvero anomalo a queste latitudini. Mi avventuro tra questi "gironi danteschi" protetti da grattacieli che con la loro maestosità e ricchezza vorrebbero costruire un altro muro di Berlino per difendersi dalla miseria e dalla violenza delle favelas. 
Sono in compagnia di Claudia -  "passionaria" equatoriana di 28 anni (la mia età) che accoglie 40 bambini di strada nella Sierra andina, Daniela - un'ex baby prostituta carioca di 16 anni "affamata" di carezze, Arturo -  intelligente piccolo lavoratore quattordicenne di Lima e militante nei Nats (Ninos Adolescentes Trabajadores, una rete latinoamericana di organizzazione e di cooperazione per ragazzi lavoratori di strada) che ci ha raccontato come stanno lottando in Perù contro il debito estero, Marcelino è un'ex ragazzo di strada sopravissuto agli squadroni della morte ed ora è un'ottimo animatore di "minori a rischio d'esclusione" che imparano a gestire i conflitti, a scoprire la pace in un Guatemala segnato
da oltre trent'anni di guerra civile, Anita - adolescente india dell'etnia quechua che 5 anni fa spacciava droga e ora a 16 anni fa da "mamma" ai bambini abbandonati accolti nella casa famiglia "Cristo de la calle",  Jussara, " pantera nera" di 29
anni  fiera di essere afro discendente, pur provenendo da un quartiere povero si è laureata e sta aiutando la sua comunità nell'educazione popolare.
Con Claudia, Daniela , Arturo, Feliciano, Anita e Jussara formiamo proprio una banda di pazzi innamorati della vita, malgrado tutto. Ci stringiamo forte le
mani, ci abbracciamo stretti per riscaldarci col calore dei corpi, con l'energia della nostra anima.
Con la forza della nostra nudità dei Piccoli della Terra ci opponiamo ad un uragano ben più violento e oppressore, il neoliberismo.
Non brindiamo con lo champagne ma condividiamo i sogni che abbiamo espresso a Madre Natura, al Signore della Vita. E' una passione che continua ad accendermi come un fuoco d'utopie inarrestabili: il piccolo Davide continua a lanciare pietruzze contro il gigante Golia;
è la strategia lillipuziana dei piccoli passi per indignarci di fronte alle ingiustizie e costruire un'alternativa all'economia che idolatra il profitto e mercifica perfino i sentimenti e le relazioni umane.
Anche noi gridiamo "UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE !"
insieme  ai 10.000 partecipanti al Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre. 
E' la speranza del cammino di coscientizzazione, di liberazione e del protagonismo dei ragazzi/e lavoratori nel microcosmo della strada.
 
 



 
o Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza di Cristiano Morsolin, 
educatore che ha lavorato con agazzi distrada di Palermo, del Brasile e dell'Ecuador e che ora sta ripartendo per l'America Latina nell'ambito dell'attività dell Comunità Internazionale
di Capodarco.

- Altri articoli

Perù, bambini lavoratori e sindacalisti 
di se stessi
Yessica e Alfredo girano il mondo portando una denuncia scomoda

DI 
STEFANO ISCHIA

Global Forum, lo scontro invisibile
di Carlo Gubitosa

Un nuovo movimento di lotta lillipuziano e nonviolento
di Pasquale
Pugliese

Tre subalternità.
Ecco perché
la violenza
è inacccettabile
di Peppe Sini

Economia della malattia sociale e della repressione
Berlusconi epigono della Thatcher?
di Pietro Frigato

Il business
del terzo settore

Umanizzare
l'economia
La lezione
di K. W. Kapp

Vivere senza
un lavoro

Costi sociali
del mercato: 
quale forma
di antagonismo?
di Pietro Frigato

Costi nascosti
di un mercato concorrenziale
Una riflessione sulle pugnalate alle spalle dei consumatori
e dei lavoratori

Manifesto per
un sindacalismo
conflittuale
e libertario

Contro il sistema: appunti sulla “nuova” critica sociale 
e gli anni '60 
di Vittorio
Giacopini

"Contro l'Europa dei mercati".
Articolo dell'economista
Takis Fotopoulos
(in inglese)

Dati empirici 
sui costi sociali delle imprese
di mercato
negli Stati Uniti
(in inglese)

Un capitalismo
ecologico?
Critica a Sachs


(24 aprile 20001)

Le news
e i commenti
nel notiziario
di Nonluoghi
 
 

 

Ricerca nel sito                 powered by FreeFind
copertina
percorsi
libri
inchieste
novità
notiziario
la satira
racconti
archivio
editorali
calendario
interviste
musica
notizie
scrivici