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“Sparare” su Emergency, uno sport nazionale?

LETTERA A GIANNI RIOTTA, DIRETTORE DEL TG1

Gentile Gianni Riotta, ho appena visto il “servizio” del Tg1 (edizione delle 20 del 10 aprile) dall’Afghanistan con l’agghiacciante “video esclusivo” sull’esecuzione di Saied Agha, l’autista di Daniele Mastrogiacomo. Video che lei, Riotta, ha introdotto e commentato in studio con un duplice intento, che mi è parso chiaro nonostante l’ambiguità lessicale da lei scelta: sottolineare le buone ragioni della presenza militare italiana in quel Paese sfortunato e gettare un’ombra scura su chi la pensa diversamente ma soprattutto sull’organizzazione umanitaria Emergency. Le confesso, Riotta, che, come collega giornalista e come cittadino che paga il canone Rai, sono rimasto sgomento di fronte a un crescendo che è parso sempre più uno stringere il cerchio attorno a Gino Strada e ai suoi colleghi ai quali, poi, il suo inviato a Kabul, riferendo dichiarazioni dei servizi segreti afghani, ha attribuito una “contiguità con i terroristi che sostengono i talebani”.

Non solo a Emergency non è stato concesso di difendersi, ma il giornalista – al di là dal ricordare che la Ong cura migliaia di persone ogni giorno – non ha avvertito nemmeno la necessità di precisare che si tratta di affermazioni reiterate da apparati militari cui da tempo l’organizzazione umanitaria italiana replica denunciando una macchinazione per calunniare Rahmatullah Hanefi, direttore dell’ospedale di Emergency a Lashkargah e attualmente detenuto dalle autorità di Kabul. Un arresto che Emergency reputa una semplice ritorsione per il ruolo avuto dallo stesso Hamefi e dalla sua organizzazione nelle trattative per liberare Mastrogiacomo su richiesta del governo italiano. Una ritorsione che dovrebbe abbattersi non solo sulla singola persona ma sull’intera Ong, delegittimandola e provocandone la partenza dall’Aghanistan.

A Kabul dà fastidio che per Gino Strada i malati e i feriti siano tutti uguali; ma dovrebbe essere così per ogni medico; così come a guidare ogni giornalista dovrebbe essere la ricerca della verità e non calcoli fuorvianti o altre dinamiche.

A me dà fastidio che si infanghi l’immagine di Emergency spingendola nel torbido dello “scontro di civiltà”.

Last but not least, la ciliegina: il Tg1 ha chiesto un commento sul ruolo di Emergency a Daniele Capezzone e a Giuseppe Pisanu, vale a dire a due che la pensano sostanzialmente allo stesso modo. Fine.

Parlare di parzialità mi parrebbe un eufemismo…. Non è certo una grande pagina del giornalismo italiano. Ed è preoccupante che arrivi dal servizio pubblico. Ma non era lei, Riotta, a darci anni fa lezioni di giornalismo “made in Usa”, guardiano della democrazia, che non guarda in faccia nessuno, che offre all’opinione pubblica un quadro il più possibile esauriente delle vicende che racconta?

Si può pensare ciò che si vuole su Gino Strada e sulla guerra infinita in Afghanistan e dintorni, ma non le pare un po’ riduttivo scaricare su Emergency – che svolge attività benefiche – i guai di quel Paese e pure i nostri? Non crede che il quadro sia un po’ più complesso della rappresentazione che ne ha dato lei questa sera dopo averci mostrato quelle immagini tragiche e angoscianti che, forse, il Tg1 avrebbe potuto utilizzare in modo migliore anziché declinarle come abbiamo visto?

Ah, dimenticavo: fatalità, tutto ciò va in onda in prima serata, sul principale Tg nazionale, 24 ore dopo le corrosive dichiarazioni di Gino Strada contro i governi italiano e afghano per il ruolo avuto nella (non) gestione di questa tragica vicenda.

Cordiali saluti e auguri di BUON lavoro,

Zenone Sovilla
Consigliere nazionale del sindacato giornalisti (Fnsi)
per Senza Bavaglio – www.senzabavaglio.info

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