Nonluoghi Archivio Gli inceneritori di Bolzano: un dossier

Gli inceneritori di Bolzano: un dossier

[Pubblichiamo la sintesi del dossier sull’inceneritore numero due progettato a Bolzano dalla Provincia. Il controstudio è a cura del Comitato lavoro e salute]

Il Comitato, rapportandosi con i propri consulenti tecnici, in via provvisoria e tenendo conto della necessità di una maggior completezza della documentazione in suo possesso oltre che della probabile eventualità di dover correggere alcune stime a causa dell’integrazione di nuove informazioni e dati, ha prodotto un mini-dossier critico sull’opzione dell’incenerimento a Bolzano. In particolare, gli studi di valutazione del rischio ambientale e sanitario dell’impianto (Istituto Negri, Università di Milano, Politecnico di Milano ed Eco Research) sembrano fare riferimento ad una base di dati statisticamente non significativa (un campionamento stimabile tra 0,46 % e 2,40 % del tempo d’esercizio dell’inceneritore attuale). Tali dati nulla ci dicono sulle prestazioni medie annuali dell’inceneritore.

Non vengono contestati le singole analisi o i modelli matematici utilizzati, bensì l’utilizzo di un dato medio annuo di 9 picogrammi di diossine/furani I-TEQ (International Toxicity Equivalent Quotient) per Normal metro cubo di fumi (pg/Nm3) in emissione invece del valore più attendibile di circa 30 pg/Nm3 (come risulta dal campionamento in continuo adottato a partire dal 2003). Ne consegue che le stime di un rischio sanitario aggiuntivo individuale tra un miliardesimo e un decimo di miliardesimo per le diossine I-TEQ andrebbero probabilmente corrette, benché entro i limiti internazionali (indicati in un centomillesimo – un milionesimo), perché presumibilmente tre volte superiori al valore dichiarato.

Nemmeno nel caso dello studio del 2005 di EcoResearch si conosce la base di dati di riferimento, quali parametri di rischio siano stati utilizzati, e non si comprende perché si siano indagati i rischi chimici sui lavoratori invece che farlo sulle popolazioni esposte. Perché non è stata svolta una valutazione d’impatto sanitario (VIS) sulla popolazione esposta all’inquinamento dell’inceneritore, come nel 2003 ha fatto l’Amministrazione Provinciale di Firenze per ottimizzare la scelta della localizzazione di un inceneritore previsto nel piano provinciale di gestione dei rifiuti.

In base ai dati più recenti, rilevati sistematicamente da Werner Tirler con il campionatore in continuo installato dal 2003 e presentati in convegni nazionali, dai quali risultavano nel 2003 – 2004 valori medi annuali di 30 pg/Nm3 di fumi, con punte di 55 – 60 pg/Nm3 e valori minimi di 8 – 10 pg/Nm3, pur risultando ampiamente al di sotto dei limiti di Legge attuali (100 pg/Nm3) e persino inferiori a quelli previsti a breve-medio termine in U.E. (50 pg/Nm3), non possono affatto essere considerati trascurabili.

Tenendo conto che un tradizionale inceneritore a griglia per rifiuti tal quali emette circa 5500 – 6000 Nm3 di fumi per tonnellata di rifiuto in carica, si può stimare che nel caso di Bolzano ogni anno siano stati emessi almeno 522 milioni di Nm3 di fumi e quindi dispersi nella conca di Bolzano almeno 16 milligrammi/anno di diossine I-TEQ.

Può sembrare poco. Tuttavia, se si considerano le tabelle, aggiornate a fine 2004, della prestigiosa Environmental Protection Agency statunitense (US-EPA) “Risk based concentrations” (“Concentrazioni basate sul rischio”), che consentono di valutare il rischio cancerogeno comparato tra numerose sostanze chimiche di particolare rilevanza ecologico-sanitaria, la questione diventa ben più insidiosa. Infatti, poiché un grammo di diossina I-TEQ immessa in atmosfera è valutata equivalere a 5480 kg di benzene, 16 mg equivalgono a 88 kg/anno di benzene nebulizzati sulla città (880 kg in 10 anni). Senza contare le altre vie d’assorbimento (passaggio nelle catene alimentari ad es.), in relazione alla deposizione sui suoli e nelle acque, oltre alla semplice inalazione di aria contaminata.

Rispetto alla problematica dei limiti di emissione, Laimer ha diffuso informazioni contenenti un errore nei dati sull’emissione prevista. Il valore indicato per l’emissione futura non è di 1/100 (ossia 0,01) bensì di 1/10 (0,10 ng/Nm3) rispetto all’attuale limite di 0,100 ng/Nm3. Peraltro i migliori e più moderni inceneritori tedeschi, austriaci, belgi, svizzeri, svedesi, ecc., sottoposti a campionamenti in continuo dei micro-inquinanti come le diossine, indicano valori medi di lungo periodo variabili tra 0,025 e 0,030 ng/Nm3.

Accanto ai costi d’investimento (circa 88 milioni di Euro IVA esclusa) occorre considerare quelli di gestione del nuovo impianto.

Nell’aggiornamento del 2004 al “Piano gestione rifiuti della Provincia” si riportano alcuni dati di costi di gestione per il futuro inceneritore, che assommano a circa 14,9 milioni di Euro, a fronte di introiti da vendita d’energia elettrica e termica per un totale di circa 5,7 milioni di Euro; forse si tratta di un “anno medio a regime” pesato col periodo dei primi otto anni di sovvenzioni tramite i Certificati Verdi. Lo sbilancio tra ricavi e costi che si osserva, pari a circa 9,2 milioni di Euro, implica una tariffa media di smaltimento di circa 0,071 Euro/kg a carico dei cittadini, per andare almeno in pareggio.

Sul fatto che “Le 130.000 t/anno – così Laimer il 13 marzo 2006 – partono dal presupposto che le attuali quote di raccolta differenziata vengano potenziate e che alla quantità di rifiuti urbani ora destinati allo smaltimento vengano sottratte ancora almeno 20.000 t/anno di rifiuti” si può sin d’ora far presente che si parla in via esclusiva di aumento della Raccolta Differenziata. Perché non si prendono in considerazione anche politiche di “riduzione all’origine” della produzione dei rifiuti? Ragioneremo sul passaggio da tassa (TARSU) a tariffa (TIA) e sull’incidenza relativa della percentuale fissa e di quella variabile nel momento in cui la documentazione in nostro possesso sarà più completa.

Ma veniamo alla questione cruciale dei rendimenti energetici effettivi. Si rimane allibiti e quanto meno occorrerebbe ottenere spiegazioni esaurienti sui dati riportati nel documento di Eco-center del 5-12-2001, nel quale i dati dell’anno 2000 riferiti all’inceneritore attualmente in funzione indicano una produzione di 20 GWh apparentemente di sola energia elettrica (1) . Sono indicati poi auto-consumi di ben 13 GWh e solo 7 GWh immessi in rete.

Ipotizzando anche soltanto un PCIu medio annuo (Potere Calorifico Inferiore sull’umido) per i rifiuti di Bolzano di appena 1800 kcal/kg (per un rifiuto molto povero e con elevata umidità intrinseca, cosa di cui dubitare per una città ricca come Bolzano) risulterebbe un misero 4,4 % di rendimento elettrico calcolato sulla sola carica di rifiuti, quando gli inceneritori appena efficienti (anche vecchi) garantiscono almeno il 10 – 15 % nel caso di sola produzione d’energia elettrica e quelli più moderni arrivano sino al 22 – 25 % (gli auto-consumi d’energia elettrica auto-prodotta dovrebbero variare tra 10 e 20 %).

Se i dati riportati nel documento citato non sono clamorosamente errati, ci si domanda come tale impianto abbia potuto sinora auto-sostenersi economicamente e che senso abbia continuare a produrre energia con rendimenti così scarsi e impianti così inefficienti.

Nel caso del nuovo inceneritore, rimanendo all’interno di ipotesi particolarmente favorevoli di produzioni nette immesse in rete verso utenze esterne, risulterebbe una produzione congiunta vendibile d’energia elettrica e termica (entrambe espresse in kwh) di circa 104 Gwh a fronte di 468 Gwh contenuti nei rifiuti in carica e stimati su un PCIu dichiarato di 3100 kcal/kg e quindi un rendimento dell’intero ciclo del 22,2 % circa (risultato di 104*100/468), senza tenere conto di eventuale impiego di combustibili aggiuntivi come il metano (usato per il vecchio inceneritore: occorrerebbe verificare quanto ne è previsto nel nuovo).

Per un ciclo cogenerativo (con produzione sia d’energia elettrica che di vapore/acqua calda per teleriscaldamento ad es.) è un valore molto basso, che andrebbe chiarito; il vecchio inceneritore di Brescia ad es. dichiara rendimenti da cogenerazione (per teleriscaldamento) compresi fra il 38 e il 50 % nei vari anni passati.

PRIMI ELEMENTI PER UNA VALUTAZIONE ALTERNATIVA DELL’IMPATTO SOCIALE COMPLESSIVO DEL PROGETTATO INCENERITORE DI BOLZANO

Da una prima analisi dei dati ufficiali in possesso del Comitato, possono essere avanzate numerose e rilevanti considerazioni critiche sul prospettato inceneritore. Esse sono accorpabili nelle seguenti sotto-aree: impatto ecologico e sanitario; rendimenti energetici, costi d’investimento e di gestione. Anche in replica alla nota diffusa in data 13 marzo 2006 dall’assessore provinciale all’ambiente Laimer, può osservarsi, in via provvisoria e tenendo conto della necessità di una maggior completezza della documentazione a nostre mani e della probabile eventualità di dover correggere alcune stime a causa dell’integrazione di nuove informazioni e dati, quanto segue.

1. Il rischio sanitario-ambientale

1.1 Gli studi dell’Istituto Negri, dell’Università di Milano, del Politecnico di Milano ed Eco Research: problemi di sottostima e di inadeguata considerazione dei rischi sanitari

Esistono seri problemi concernenti la valutazione del rischio sanitario dell’impianto. Rilevano al riguardo in particolare lo studio dell’Istituto Mario Negri (2001), dell’Università di Trento (2001), del Politecnico di Milano (2001).

I dati di riferimento di tali indagini risalgono al 2000 e i campionamenti furono effettuati dall’Istituto Negri, ma non disponiamo di informazioni sulla loro numerosità e durata. Occorre far presente che si tratta di campionamenti singoli (con successive analisi dei fumi e dei particolati) molto costosi. Anche i più volenterosi gestori si limitano a 4-6 campioni di 8, 16 o 24 ore; nel caso più sfavorevole (con gestori particolarmente propensi al risparmio) di contro, potrebbero essere stati esaminati i fumi prelevati per sole 32 ore d’esercizio.

In assenza di informazioni su numerosità e durata dei campionamenti, si può ipotizzare: nel caso più favorevole, che siano stati controllati 6 giorni d’esercizio ossia 144 ore su almeno 6000 – 7000 ore/anno di funzionamento dell’inceneritore. Si tratta di un campionamento compreso tra 0,46 % e 2,40 % del tempo d’esercizio che è legittimo e pertinente affermare che non è statisticamente significativo.

L’Istituto Negri risulta aver fatto campionamenti che fornirono nel 2000 valori di 9 picogrammi di diossine/furani I-TEQ (International Toxicity Equivalent Quotient) per normal metro cubo (pg/Nm3) di fumi ma privi di significatività statistica: non si tratta di contestare i risultati delle analisi effettuate dal prestigioso Istituto Negri, ma esso effettivamente può dirci che in un intervallo tra 0,46 % e 2,40 % del tempo di esercizio i valori osservati erano quelli citati. Nulla ci dice, di contro, sulle sue prestazioni medie annuali.

Se ne deduce che anche i modelli matematici di diffusione degli inquinanti, utilizzati dall’Università di Trento negli stessi anni 2000 – 2001, possono aver sottostimato notevolmente le concentrazioni al suolo di diossine I-TEQ, qualora sia stato utilizzato il dato medio annuo di 9 pg/Nm3 in emissione invece del valore attendibile di 30 pg/Nm3 (anche in questo caso senza mettere in discussione la validità dei modelli di simulazione usati, ma solo i dati di input per le emissioni di micro-inquinanti, in particolare le diossine). È alquanto sospetta la frase riportata nel documento di sintesi a nostre mani “… per quanto riguarda le diossine, la concentrazione è già molto bassa alla sorgente….”; in mancanza di altre informazioni si può solo supporre che sia stato usato il dato occasionale rilevato dall’Istituto Negri, non esistendo all’epoca altri dati statisticamente più significativi.

Nel foglio di sintesi del Politecnico di Milano del 2001 si indica genericamente un rischio sanitario aggiuntivo individuale tra un miliardesimo e un decimo di miliardesimo per le diossine I-TEQ. Non si comprende tuttavia come sia stato stimato, quali parametri internazionali di rischio siano stati utilizzati (visto anche che questi parametri evolvono a livello mondiale molto rapidamente): non sappiamo se nel 2005 abbiano usato parametri aggiornati o si siano basati su quelli vecchi del 2001. Inoltre, se hanno usato le ottimistiche stime d’emissione di 9 pg/nm3 del 2001, il rischio sanitario, benché basso e forse comunque sotto i limiti internazionali (indicati in un centomillesimo – un milionesimo), è indicativamente almeno triplo rispetto al dichiarato.

Anche sull’affermata irrilevanza, avendo a riferimento le recenti dichiarazioni dell’assessore (sua nota del 13 marzo 2006), dei rischi da esposizione a diossine per le stesse persone che lavorano nell’impianto (come avrebbe stabilito lo studio del 2005 di EcoResearch (2)), all’apparenza ad indiretta conferma di un rischio ampiamente accettabile per l’intera popolazione occorre fare alcune precisazioni e richieste.

Com’è stato valutato il rischio sanitario? Perché, invece di produrre evidenze rispetto ai rischi propri dell’ambiente di lavoro (solo impropriamente estensibili agli studi tossicologici o epidemiologici concernenti intere popolazioni) non è stata svolta una valutazione di impatto sanitario (VIS) sulla popolazione esposta all’inquinamento dell’inceneritore? Occorre far presente, per richiamare un esempio noto e dibattuto, che, nel 2003, l’Amministrazione Provinciale di Firenze ha richiesto lo svolgimento di uno studio divalutazionediimpattosanitario (VIS) per ottimizzare la scelta della localizzazione di un inceneritore previsto nel piano provinciale di gestione dei rifiuti. Senza diffonderci in dettagli, basti qui osservare come in essa si tenesse esplicitamente conto dell’effetto cumulativo prodotto sull’inquinamento pregresso (indotto da elementi antropici: aeroporto, autostrada, area commerciale e industriale) e sullo stato di salute della popolazione generale sulla quale avrebbe impattato il degrado aggiuntivo legato all’entrata in funzione del previsto inceneritore.

1.2 I dati più recenti sull’emissione di diossine: una valutazione del rischio in base ai criteri di rischio cancerogeno comparato elaborati nel 2004 dall’US-Environmental Protection Agency

Molto più significativi risultano essere i dati recenti, rilevati sistematicamente da Werner Tirler con il campionatore in continuo installato dal 2003 e presentati in convegni nazionali, dai quali risultavano nel 2003 – 2004 valori medi annuali di 30 picogrammi di diossine per normal metro cubo di fumi (pg/Nm3), con punte di 55 – 60 pg/Nm3 e valori minimi di 8 – 10 pg/Nm3. Si tratta di valori ampiamente al di sotto dei limiti di Legge attuali (100 pg/Nm3) e persino inferiori a quelli previsti a breve-medio termine in U.E. (50 pg/Nm3), ma che non possono affatto essere considerati trascurabili.

Tenendo conto che un tradizionale inceneritore a griglia per rifiuti tal quali emette circa 5500 – 6000 Nm3 di fumi per tonnellata di rifiuto in carica, si può stimare che nel caso di Bolzano ogni anno siano stati emessi almeno 522 milioni di Nm3 di fumi e quindi dispersi nella conca di Bolzano almeno 16 milligrammi/anno di diossine I-TEQ (International Toxicity Equivalent Quotient).

Può sembrare poco. Tuttavia, se si considerano le tabelle, aggiornate a fine 2004, della prestigiosa Environmental Protection Agency statunitense (US-EPA) “Risk based concentrations” (“Concentrazioni basate sul rischio”), che consentono di valutare il rischio cancerogeno comparato tra numerose sostanze chimiche di particolare rilevanza ecologico-sanitaria, la questione diventa ben più insidiosa. Infatti, poiché un grammo di diossina I-TEQ immessa in atmosfera è valutata equivalere a 5480 kg di benzene, 16 mg equivalgono a 88 kg/anno di benzene nebulizzati sulla città (880 kg in 10 anni) (3) .

1.3 I limiti di emissione: un errore di calcolo e il problema della performance del futuro impianto

Rispetto alla problematica dei limiti di emissione, Laimer ha affermato che, “Per ridurre tali emissioni l’UE ha introdotto nel 2000 un limite pari a 1/100 dello standard emesso dagli inceneritori (0,1 nanogrammi/m³). Già per l’impianto di allora e, a maggior ragione con i limiti imposti nell’ambito della VIA, per l’impianto futuro l’emissione effettiva per le diossine sarà pari 1/100 (0,01 nanogrammi/m³) dell’attuale limite, senza differenze rispetto allo studio dell’Eco Research”.

Esiste un errore nei dati sull’emissione effettiva (4) . Il valore indicato per il futuro non è di 1/100 bensì di 1/10 rispetto all’attuale limite, ossia 0,01 contro 0,10 ng/Nm3. Peraltro il valore futuro indicato (da interpretare come dato medio annuo garantito) a tutt’oggi parrebbe invece corrispondere ad un valore limite inferiore per i migliori e più moderni inceneritori tedeschi, austriaci, belgi, svizzeri, svedesi, ecc., i quali, se sottoposti a campionamenti in continuo dei micro-inquinanti come le diossine, indicano valori medi di lungo termine tra 0,025 e 0,030 ng/Nm3.

2. Costi d’investimento e di gestione e rendimenti energetici

1.2 Costi d’investimento e di gestione

Quali saranno i costi d’investimento (circa 88 milioni di Euro IVA esclusa) e di gestione del nuovo impianto per garantire stabilmente le (comunque) notevoli prestazioni annunciate?

A pagina 13 dell’aggiornamento del 2004 al “Piano gestione rifiuti della Provincia” è riprodotta una tabella che riporta alcuni dati di costi di gestione per il futuro inceneritore, che assommano a circa 14,9 milioni di Euro, a fronte di introiti da vendita d’energia elettrica e termica per un totale di circa 5,7 milioni di Euro; forse si tratta di un “anno medio a regime” pesato col periodo dei primi otto anni di sovvenzioni tramite i Certificati Verdi, dato il valore circa doppio rispetto al costo di produzione ENEL ma abbastanza contenuto del kwh che risulta venduto a 0,076 Euro/kwh (risultato di 3.606.000 Euro/47.450.000 kwh), mentre solitamente con il vecchio CIP6 oggi sostituito dai Certificati Verdi si percepivano quasi 300 lire/kwh (oggi circa 0,015 Euro/kwh). Lo sbilancio tra ricavi e costi, pari a circa 9,2 milioni di Euro, implica una tariffa media di smaltimento di circa 0,071 Euro/kg a carico dei cittadini, per andare almeno in pareggio.

Quanto appena affermato andrebbe verificato, avendo accessibilità all’analisi completa Costi-Ricavi o il Piano Industriale, il “Business Plan” o il “Cash Flow” completo con tutti i flussi di cassa annuali di costi e ricavi revisionali. La documentazione dovrebbe contenere tutti i parametri e coefficienti tecnici, produzioni e consumi di energie e materiali, gas tecnici, acqua, reagenti e additivi, ecc., numero di lavoratori addetti per qualifiche, flussi di ricavi, valori unitari e complessivi, totali e parziali, ecc. Senza questo tipo di documenti possiamo solo fare conti a spanne, per giunta su ipotesi non sempre sicure e attendibili.

Si tratta dei temi intrecciati della politica complessiva dei rifiuti e della sua sostenibilità finanziaria.

Sul fatto che “Le 130.000 t/anno – così Laimer il 13 marzo 2006 – partono dal presupposto che le attuali quote di raccolta differenziata vengano potenziate e che alla quantità di rifiuti urbani ora destinati allo smaltimento vengano sottratte ancora almeno 20.000 t/anno di rifiuti” si può sin d’ora far presente che si parla in via esclusiva di aumento della Raccolta Differenziata. Perché non si prendono in considerazione anche politiche di “riduzione all’origine” della produzione dei rifiuti? Ragioneremo sul passaggio da tassa (TARSU) a tariffa (TIA) e sull’incidenza relativa della percentuale fissa e di quella variabile nel momento in cui la documentazione in nostro possesso sarà più completa.

Ma veniamo alle considerazioni preliminari che, in base ai dati in nostro possesso, possono essere introdotte sulla questione cruciale dei rendimenti energetici effettivi (elettrici, nel caso o nei periodi di sola produzione d’energia elettrica, e termo-elettrici nel caso di ciclo cogenerativo e di produzione congiunta d’energia elettrica e termica) (5).

2.2 Il rendimento energetico effettivo dell’attuale inceneritore

Si rimane allibiti e quanto meno occorrerebbe ottenere spiegazioni esaurienti sui dati riportati nel documento di Eco-center del 5-12-2001, nel quale i dati dell’anno 2000 riferiti all’inceneritore attualmente in funzione indicano una produzione di 20 GWh apparentemente di sola energia elettrica (6) . Sono indicati poi auto-consumi di ben 13 GWh e solo 7 GWh immessi in rete.

Considerando anche soltanto un PCIu medio annuo (vedi nota 3) per i rifiuti di Bolzano di appena 1800 kcal/kg (per un rifiuto molto povero e con elevata umidità intrinseca, cosa di cui dubitare per una città ricca come Bolzano, salvo che non si brucino anche grandi quantità di fanghi da depuratori nemmeno parzialmente pre-essiccati), risulterebbe un misero 4,4 % di rendimento elettrico calcolato sulla sola carica di rifiuti. Il tutto, si badi bene, senza nemmeno tenere conto degli 1,7 milioni di m3/anno di metano usati per far funzionare i sofisticati sistemi di depurazione dei fumi DENOX-CATOX, considerando i quali il rendimento medio annuo calerebbe ulteriormente.

Il conto è molto semplice: circa 76.000 tonn/anno di rifiuti con PCIu 1.800.000 kcal/tonn contengono un’energia utile (al lordo dei vari rendimenti di ciclo e delle perdite termiche) di circa 137 miliardi di kcal equivalenti a circa 159 GWh; 7 GWh netti in rete diviso 159 GWh teoricamente disponibili forniscono appunto un rendimento medio annuo del 4,4 %, quando gli inceneritori appena efficienti (anche vecchi) garantiscono almeno il 10 – 15 % nel caso di sola produzione d’energia elettrica e quelli più moderni sino al 22 – 25 % (gli auto-consumi d’energia elettrica auto-prodotta dovrebbero variare tra 10 e 20 %).

Se i dati riportati nel documento citato non sono clamorosamente errati, ci si domanda come tale impianto abbia potuto sinora auto-sostenersi economicamente e che senso abbia continuare a produrre energia con rendimenti così scarsi e impianti così inefficienti. A meno che su rendimenti così miseri non incidano pesanti auto-consumi connessi anche alla particolare complessità ed efficienza dei sistemi di depurazione dei fumi, che obiettivamente parrebbero aver garantito negli ultimi anni (sicuramente dal 2003 in poi e forse anche prima) prestazioni ambientali molto buone, allineate con quelle dei migliori e persino molto più moderni inceneritori europei.

Ma allora è ovvio domandarsi, pur riconoscendo ai gestori dell’impianto una notevole correttezza e sensibilità gestionale al rischio ambientale e sanitario (piuttosto rara in Italia), vale la pena sul piano economico-finanziario proseguire con soluzioni basate su un grande impianto d’incenerimento, che rischia di non reggere economicamente nemmeno con i Certificati Verdi usufruibili da un nuovo impianto?

2.3 Il rendimento energetico effettivo delprospettato nuovo inceneritore

Per quanto riguarda il nuovo impianto, nella delibera della Giunta Provinciale del 4-4-2005, al punto 4, si dice che i rifiuti attualmente smaltiti dall’inceneritore di Bolzano hanno un potere calorifico medio di 11.700 kjoule/kg, ossia circa 2.800 kcal/kg. Potrebbe forse trattarsi del Potere Calorifico Inferiore sull’umido (PCIu, quello utile per dimensionamenti impiantistici e calcoli di rendimento del ciclo) e non del Potere Calorifico Superiore sul secco (PCSs, quello massimo, misurato in laboratorio con i calorimetri), valutato nel 2004 – 2005, ma non se ne ha per ora certezza, non essendo specificato (tra il 2000 e il 2005 forse si è realizzato un progressivo arricchimento del PCIu dei rifiuti, connesso alla riduzione della frazione umida, ma andrebbe verificato).

Infatti, nel documento successivo (l’aggiornamento del 2004 al “Piano gestione rifiuti della Provincia”), in alto, a pagina 20, è riportato il PCIu (2304 kcal/kg al 2001) dei rifiuti di Bolzano, dichiaratamente senza raccolta differenziata dell’organico; inoltre si afferma molto chiaramente che il futuro PCIu dei rifiuti per il nuovo inceneritore viene assunto 3100 kcal/kg, equivalenti a circa 3,6 kwh/kg. A pag. 13 poi, si trova una tabella molto sintetica con alcuni dati sul futuro inceneritore.

Utilizzando questi scarni dati, ne risulta che per il nuovo inceneritore le 130.000 ton/anno contengono teoricamente (al lordo di rendimenti di ciclo e perdite termiche varie) circa 468 Gigawattora (Gwh). Dalla tabella in alto di pag. 13, risultano valori di energia elettrica e termica rispettivamente di 365 kwh/tonn e 433 kwh/tonn. In assenza di altre indicazioni, si può supporre che si tratti di produzioni nette (al netto degli auto-consumi) immesse in rete verso utenze esterne. Sempre nella migliore delle ipotesi, occorre supporre anche che si tratti di produzioni congiunte sommabili (da cogenerazione con turbina a vapore) e non di valori massimi separati, ma bisognerebbe verificare.

Rimanendo all’interno di queste ipotesi particolarmente favorevoli, risulterebbe una produzione congiunta vendibile d’energia elettrica e termica (entrambe espresse in kwh) di circa 104 Gwh e quindi un rendimento dell’intero ciclo del 22,2 % circa (risultato di 104*100/468), senza tenere conto di eventuale impiego di combustibili aggiuntivi come il metano (usato per il vecchio inceneritore: occorrerebbe verificare quanto ne è previsto nel nuovo).

Per un ciclo cogenerativo (con produzione sia d’energia elettrica che di vapore/acqua calda per teleriscaldamento ad es.) è un valore molto basso, che andrebbe chiarito; il vecchio inceneritore di Brescia ad es. dichiara rendimenti da cogenerazione (per teleriscaldamento) compresi fra il 38 e il 50 % nei vari anni passati.

Bolzano, 20 marzo 2006

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