Nonluoghi Archivio Belluno, Medici senza frontiere in Afghanistan

Belluno, Medici senza frontiere in Afghanistan

Sabato 18 marzo alle ore 17 all’Auditorium comunale di Bellun, conferenza di presentazione della mostra “Medici senza frontiere: 24 anni in Afghanistan” (presenteranno i proff Franco Chemello, Francesco D’Alfonso e il dott.Francesco De Marchi, già medico volontario in Kabul).
La mostra prevede l’apertura per tutto il pubblico dal 18 al 25 marzo alla Sala Cappella del Palazzo Crepadona (solo pomeriggio ore 15.30-18.30; domenica 19 ore 10-12.30 e 15.30-18.30 ) e dal 4 al 16 marzo in orario scolastico (tutte le mattine o, previa prenotazione, al pomeriggio) al Liceo Galilei. MSF inizia a lavorare in Afghanistan nel 1980, poco dopo l’invasione sovietica . Nel febbraio 1989, dopo che l’ultimo soldato sovietico lascia l’Afghanistan, i mujahadeen dirigono la loro azione contro il regime comunista a Kabul e nel 1992 lanciano l’offensiva finale contro il governo che cade. A questo punto i comandanti mujahadeen si rivoltano l’uno contro l’altro in una lotta di potere. Il conflitto esplode e MSF estende i suoi programmi medici nelle zone più fortemente colpite: le attività comprendono cure mediche di base, rifornimento e risanamento idrico, assistenza materno-infantile, trattamento della malaria e del colera, campagne di vaccinazioni, sostegno e riabilitazione degli ospedali. Nel settembre 1996 i Talebani conquistano il controllo di Kabul e istituiscono un’interpretazione estrema della Legge Islamica. MSF tratta un numero sempre maggiore di feriti da mine anti-uomo e si scontra costantemente con i Talebani, in particolar modo sugli editti che restringono l’accesso delle donne alle strutture mediche. Il conflitto diventa cronico e gli Afgani affrontano un durissimo periodo di mancanza di cibo, siccità, epidemie di colera e di scorbuto. Con l’acuirsi della battaglia nel nord del Paese tra i Talebani e l’Alleanza del Nord, le condizioni peggiorano ulteriormente, costringendo sempre più persone a scappare dalle loro case. Nei giorni seguenti agli attacchi dell’11 settembre 2001, tutti i progetti di MSF continuano nelle mani del personale afgano. Nel 2002 il ritorno di oltre due milioni di rifugiati afgani è superiore alla capacità del Paese di accoglierli. Più di 100 volontari internazionali e 1000 operatori afgani di MSF trattano 45.000 .pazienti in 16 province. Nel nord, MSF assiste 4000 bambini nei centri nutrizionali e distribuisce cibo alle persone a rischio di malnutrizione. Ma la guerra continua nel sud del Paese e gli insorti uccidono deliberatamente operatori umanitari e altri civili come strategia contro la coalizione guidata dagli Stati Uniti e il governo del Presidente Hamid Karzai.

Nel contempo, dall’inizio dell’occupazione del Paese da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti, le forze della coalizione incoraggiano la confusione di ruoli e di identità tra attori umanitari e militari, chiedendo alla popolazione informazioni politiche in cambio di aiuti alimentari o sanitari e non utilizzando segnali distintivi rispetto ai civili (uniformi, macchine con logo e via dicendo), rendendo così sempre più vulnerabili gli operatori umanitari. Il 2 giugno 2004 , Hélène de Beir, Pim Kwint, Egil Tynaes, Fasil Ahmad, e Besmillah, volontari di MSF in Afghanistan, vengono assassinati. Gruppi talebani rivendicano gli omicidi dichiarando che le organizzazioni come MSF servono gli interessi americani. Il governo provvisorio afgano non arresta i colpevoli di queste uccisioni. La confusione dei ruoli, le gravi responsabilità del governo, le false asserzioni dei Talebani rendono impossibile per MSF proseguire il proprio lavoro di assistenza alla popolazione. Il 28 luglio 2004, dopo 24 anni di assistenza indipendente alla popolazione , Medici Senza Frontiere chiude tutti i suoi programmi sanitari in Afghanistan e lascia il Paese.

*** L’organizzazione medica internazionale Médicins Sans Frontières -MSF- ha ricevuto il premio Nobel per la pace il 15 ottobre 1999. Nasce nel 1971 da un’idea di un gruppo di medici francesi, scioccati dalla situazione sanitaria di cui erano stati testimoni durante la guerra del Biafra, con il mandato di portare assistenza alle vittime dei disastri naturali, provocati o portati dall’uomo e alle vittime dei conflitti, senza discriminazione alcuna, senza legami di tipo politico, economico o religioso. Ogni anno partono in missione 2500 volontari di 45 nazionalità.

L’Ong è attualmente presente in 80 paesi del mondo, grazie a 2 milioni di donatori e un budget di 300 milioni di dollari. Non si preoccupa solo dell’emergenza, ma ormai il cinquanta per cento dell’attività complessiva è dedicata al dopo emergenza. Medici senza Frontiere Italia opera dal ‘93 e si occupa del reclutamento dei volontari, della raccolta fondi e della promozione. Il primo volontario italiano è partito nell’89 e da allora circa 200 volontari italiani hanno portato il loro contributo ai progetti MSF nel mondo. MSF segue diversi progetti, in diversi continenti, il 63,4% delle spese sostenute nel 2002 ha riguardato l’Africa, il continente che muore. Con questa mostra il Liceo e MSF sperano di attirare l’attenzione sull’enorme sofferenza umana che queste malattie trascurate causano a milioni di persone dimenticate dall’industria farmaceutica e dalle autorità politiche del mondo occidentale.

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Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

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