Nonluoghi Archivio No alla flessibilità selvaggia: la lotta dei giornalisti

No alla flessibilità selvaggia: la lotta dei giornalisti

Così, come ci si aspettava, la giunta della Federazione nazionale della stampa (Fnsi), il sindacato dei giornalisti, oggi ha apposto la firma definitiva al nuovo contratto nazionale di lavoro. Sono state ignorate le firme (oltre duemila ieri, più di 2300 oggi e la raccolta continua) presentate dal comitato promotore del referendum. Suona così quasi beffarda la dichiarazione della segreteria della Fnsi che afferma di non sottovalutare le preoccupazioni emerse nella categoria. E oltrepassa i confini dello scandalo sindacale l’iniziativa della segretria Fnsi di consegnare, all’atto della firma, una nota alla Fieg e al ministero del lavoro nella quale precisa unilateralmente che le modifiche apportate all’articolo 4 del contratto (cioè l’introduzione della flessibilità multitestata) hanno “valore sperimentale, a partire dai nuovi assunti, e saranno pertanto sottoposte a revisione alla scadenza naturale del contratto”.
Come mai la segreteria del sindacato non ha ritenuto di far inserire questa sia pur debole precisazione nel corpo del contratto sottoscritto anche dagli editori? Quale valore si ritiene possa avere una precisazione unilaterale di tale sorta?

Quanto al comportamento tenuto anche alla fine di questo percorso contrattuale dalla segreteria e dalla giunta della Fnsi, il comitato promotore dei referendum ha diffuso una nota nella quale parla di “atteggiamento arrogante” e precisa: “I dirigenti della Fnsi hanno avuto paura del referendum e, nonostante 2139 giornalisti e 22 comitati di redazione avessero chiesto una preventiva consultazione della categoria, hanno firmato il nuovo contratto di lavoro, il peggiore della storia del sindacato unitario. I vertici della Fnsi, al contrario di quanto sostengono, non hanno neanche esaminato la richiesta di migliaia di colleghi di andare a una reale verifica della volontà dei giornalisti e, come avevano già fatto alla conferenza dei Cdr, hanno omesso perfino di mettere ai voti la richiesta di referendum”. Il comitato promotore accusa la giunta della Fnsi di aver fatto passare un contratto “che umilia la professione e la trasforma in attività impiegatizia” e annuncia iniziative, anche legali, contro la nuova normativa.

I presidenti delle associazioni di Stampa di Lombardia e Campania non hanno firmato il nuovo contratto, «nel pieno rispetto delle indicazioni arrivate dalla stragrande maggioranza delle redazioni delle rispettive regioni». «Il no di Lombardia e Campania – spiegano i presidenti Mariagrazia Molinari e Franco Maresca – in contrapposizione del sì della giunta Fnsi e degli altri presidenti o segretari di associazioni, non ha alcuna connotazione politica. E’ un non-voto libero, convinto e di coscienza, teso a dare visibilità e sostegno alle preoccupazioni serie e motivare di migliaia di colleghi che giustamente in questo contratto intravedono gravi pericoli per il futuro della professione giornalistica. Non c’è dubbio, e lo sa bene l’intera Giunta Fnsi, che da oggi va ad aprirsi una stagione di conflitti sindacali per l’attuazione delle nuove norme. Pertanto Lombardia e Campania con i Cdr, si impegnano a vigilare e ad intervenire con grande fermezza e determinazione per evitare interpretazioni unilaterali e distorte degli editori».

Per parte sua, il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, oggi ha affermato: “Non esprimo felicità o entusiasmo, ma la consapevolezza di aver fatto, insieme a tutti i colleghi vicini che ci hanno aiutato, il mio dovere. Continuo a essere convinto, rispettando anche le opinioni contrarie, che questo è un contratto gestibile”.

(articolo del 9 aprile)

Forse sono pochi i lettori che in queste settimane hanno saputo dai mass media della mobilitazione in atto tra i giornalisti italiani che cercano di evitare che passi un rinnovo contrattuale sciagurato dal quale le redazioni, già fortemente tendenti al fordismo da catena di montaggio delle notizie, uscirebbero ancora più orientate verso la produzione quantitativa di informazioni a scapito della qualità, dell’approfondimento e del pluralismo.

Al centro della contestazione alcuni punti che la segreteria sindacale dei giornalisti ha accettato di siglare nel febbraio scorso nonostante per 19 mesi quegli stessi punti fossero stati considerati una sorta di linea del Piave, dei paletti indiscutibili. In particolare, i giornalisti hanno trovato nero su bianco, nella bozza contrattuale siglata dai rappresentanti degli editori (Fieg) e dei giornalisti (Fnsi), una trasformazione dell’articolo 4 del contratto nazionale di lavoro: nel nome della flessibilità viene introdotta per tutti la “multitestata”, il che singifica che nell’arco dell’orario di lavoro il tempo del giornalista potrà essere utilizzato in prevalenza per una testata ma per il resto in altre, di proprietà dell’editore o anche semplicemente facenti capo a società da questi controllate. In linea teorica, per fare un esempio chiaro, questo significa scrivere un pezzo per il giornale in cui si lavora in prevalenza, poi farne una versione per il sito Internet dell’editore, una per la radio della società controllata e magari uno – dal taglio politico diverso – per il settimanale di un’altra controllata… Alla faccia dell’approfondimento e del giornalismo d’inchiesta! Ormai la tendenza barbara nelle redazioni è che il tempo del giornalista deve essere sempre di più tempo di “produzione viva”, con le conseguenze sull’informazione che già oggi sono in buona parte visibili, non osiamo immaginare domani.

La questione è stata oggetto di un confronto il 29 marzoa Roma dove, in teoria, le rappresentanze di base (Cdr, comitati di redazione) avrebbero dovuto esprimere la posizione della base. In realtà, la conferenza nazionale dei Cdr è risultata assai poco rappresentativa per le modalità di voto adottate (ogni rappresentanza di testata poteva esprimere tanti voti quanti erano i suoi componenti confluiti a Roma ed era evidente che da alcune aree favorevoli al nuovo contratto e soprattutto vicine alla segreteria nazionale del sindacato – come le sedi regionali della Rai – erano giunti rappresentanti e voti in enorme quantità). Risultato, assemblea blindata più simile a un voto di fiducia al segretaio Paolo Serventi Longhi che a un confronto sui temi delicatissimi da discutere. E’ passata così, tra vari giochetti tattico-assembleari, una mozione che accoglie il lavoro della segreteria (e dunque il contratto) e invita a precisare, in un secondo tempo, con gli editori, i limiti della multitestata.
Bocciata la mozione che chiedeva la definizione di un protocollo interpretativo-attuativo prima della sigla del contratto.

La stessa segreteria ha rifiutato la richiesta di un referendum fra tutti i giornalisti, venuta da varie rappresentanze di base. Un rifiuto piuttosto arrogante, considerato che Il segretario Paolo Serventi Longhi lo ha giustificato richiamandosi proprio al “risultato netto” del voto alla conferenza dei Cdr sul quale, invece, si è scatenata la protesta di chi ritiene quella assemblea per nulla rappresentativa degli umori della base.

Per questo vari Cdr hanno insistito nel chiedere il referendum. Qui sotto pubblichiamo un appello lanciato una settimana fa cui hanno aderito almeno 2000 giornalisti, nonostante il silenzio dei mass media sull’iniziativa e più in generale sul duro scontro in atto nella categoria, con la parola “Cobas” che comincia a levarsi in molte redazioni (alla faccia di chi, nel nome dell’unità sindacale, ha ingoiato il boccone amaro di un contratto inaccettabile…).

Qui sotto trovate l’appello per il referendum e i primi firmatari. I giornalisti che lo desiderino possonjo ancora aderire. Martedì 10 aprile la giunta della Fnsi valuterà nuovamente la richiesta di referendum ma alla vigilia della seduta il segretario Paolo Serventi Longhi ha ribadito che un referendum “avrebbe effetti dirompenti” e che vanno prese decisioni seguendo “criteri di opportunità e valutando le conseguenze politico sindacali”.
A queste dichiarazioni di Serventi Longhi il comitato promotore del referendum ha subito replicato dicendosi “stupito” e ricordando al segretario della Fnsi che fu lui, il 27 febbraio scorso, ad affermare: “Se emergerà un’ipotesi referendaria, sono disponibile”. Il comitato promotore ribadisce che “la realtà è che proprio la firma dell’ipotesi di nuovo contratto, così com’è, sarebbe dirompente per i giornalisti e aumenterebbe la conflittualità con gli editori”.

Tra i retroscena degli ultimi giorni “caldi” della mobilitazione di base, le dimissioni delle rappresentanze sindacali dell’Ansa e del Tg5 che si erano trovate in rotta di collisione con le assemblee di redazione in maggioranza contrarie alla bozza contrattuale. A Repubblica l’assemblea dei redattori chiede il referendum come “unica soluzione trasparente per conservare l’unità del sindacato dei giornalisti”, e anche il comitato di redazione del Corriere della Sera – dopo alcuni tentennamenti legati ai rapporti interni – scrive a Paolo Serventi Longhi per chiedergli di sospendere la firma del contratto e di dar corso al referndum anche se non è previsto dall’iter formale della consultazione della categoria.
La mobilitazione tocca moltissime redazioni e, forse per la prima volta, giornali grandi e piccoli sono fianco a fianco insieme con i rappresentanti degli stessi free-lance la presunta tutela dei quali viene sbandierata come uno dei grandi successi del nuovo contratto (peccato che gli interessati siano i primi a non essere d’accordo…).

Per informazioni di prima mano sul confronto dei giornalisti suggeriamo il sito Il Barbiere della Sera

————- L’APPELLO —————-
REFERENDUM!

Il referendum resta l’unico strumento per verificare l’effettiva volontà dei
giornalisti italiani rispetto all’ipotesi di contratto siglata dalla Segreteria della
Fnsi e approvata dalla Conferenza dei Cdr e dei fiduciari con un voto
consultivo discutibile per le modalità e poi ratificata dal Consiglio nazionale.

Chiediamo formalmente alla Giunta della Fnsi di non firmare il contratto
prima che tutti i colleghi si siamo espressi attraverso il referendum. In
moltissimi avevano chiesto questa consultazione tra tutti i giornalisti già
nelle ultime riunioni della Commissione contratto, della Conferenza dei Cdr
(con una mozione che la Giunta ha unilateralmente deciso di non mettere in
votazione) e del Consiglio nazionale. La decisione della Fnsi di non indire il
referendum è dunque incomprensibile. Noi ci appelliamo al segretario
nazionale e al presidente della Fnsi, garante dell’unità del sindacato, perché
venga indetto il referendum prima di firmare questo nuovo contratto..

PRIMI FIRMATARI DELL’APPELLO:

Massimo Alberizzi – Corriere della Sera
Manuela Arioli – cdr Hachette Rusconi
Erica Arosio – cdr Hachette Rusconi
Giorgio Barberis – cdr La Stampa
Cinzia Brancato – cdr Il Mattino
Giampaolo Cadalanu – cdr La Repubblica
Corrado Castiglione – cdr Il Mattino
Pietro Ciaccio – cdr Il Mattino
Michele Concina – cdr Il Messaggero
Ruggero Conteduca – cdr La Stampa
Mario R. Conti – cdr Rcs Periodici
Luigi Corvi – consigliere Associazione Lombarda Giornalisti (Alg) – Corriere
della Sera
Annibale Discepolo – cdr Il Mattino
Guido Ercole – cdr La Stampa
Giovanna Favro – cdr La Stampa
Luca Ferrua – cdr La Stampa
Simona Fossati – consigliere Alg e membro commissione contratto –
Freelance
Manuela Grassi – fiduciaria Panorama
Fabio Isman – cdr Il Messaggero
Enzo Iacopino – Presidente Asp
Francesco Lalicata – La Stampa
Susanna Marzolla – cdr La Stampa
Giuseppe Mazzarino Cdr Gazzetta del Mezzogiorno
Silvana Mazzocchi – Vicesegretario Associazione stampa romana (Asr) – La
Repubblica
Angelo Mincuzzi – cdr Sole 24 ore
Daria Morandini – cdr Hachette Rusconi
Daniele Moro – TG5
Andrea Nicastro – Corriere della Sera
Pietro Perone – cdr Il Mattino
Edmondo Rho – consigliere nazionale Fnsi – Mondadori
Giovanni Rossi – cdr Il Giorno
Domenico Sartori – cdr L’Adige
Marco Sassano – vicepresidente commissione sindacale Asr e componente
giunta Asr
Raffaele Schiavone – cdr Il Mattino
Zenone Sovilla – cdr L’Adige
Daniela Stigliano – cdr Rcs periodici
Vincenzo Vasile – L’unità

Per aderire a questa raccolta di firme inviare una e-mail a:
referendumsulcontratto@hotmail.com

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Questo sito nacque alla fine del 1999 con l'obiettivo di offrire un contributo alla riflessione sulla crisi della democrazia rappresentativa e sul ruolo dei mass media nei processi di emancipazione culturale, economica e sociale. Per alcuni anni Nonluoghi è stato anche una piccola casa editrice sulla cui attività, conclusasi nel 2006, si trovano informazioni e materiali in queste pagine Web.

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