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Quei silenzi sull’Iraq

Ha dell’incredibile (anzi, forse ormai è normale) il silenzio pressoché generale, almeno in Italia, sulle ammissioni del Pentagono (documentate dalla tv pubblica tedesca Ard) circa l’utilizzo di bombe al napalm (cioè proibite e di distruzione di massa…) durante l’avanzata verso Baghdad. È davvero singolare che non ci sia nulla da dire, ad esempio nei tanti Tg. D’altra parte, ieri il tg di Italia 1 alle 18.30, per esempio, tra i consueti aggiornameti sulla linea della Barale e sulle emozioni della Canalis, è riuscito a dimenticarsi della sparatoria al mercato di Tikrit, nella quale, per la versione più benevola suffragata dai bollettini ufficiali del comando Usa, i cecchini americani hanno giustiziato sommariamente due trafficanti d’armi osservati in flagranza di reato; mentre nella versione più scomoda, suffragata pare dalal testimonianza del direttore di un ospedale, ci sarebbero andati di mezzo anche un bimbo e un altro paio di civili innocenti.

Il tutto avviene in un clima sempre più violento e insanguinato, con continui attentati eagguati alle forze americane, che rispondono comportandosi come se la guerra (dichiarata chiusa da Bush il 1° maggio scorso) non fosse mai finita. E allora, almeno, diciamolo: non è finita. Il che dovrebbe fare un po’ di notizia, invece ormai l’Iraq è finito sotto il tappeto dei tg e del gossip estivo…

Quanto al napalm, per ora dobbiamo dire grazie solo alla parlamentare Elettra Deiana: ieri la sua è stata l’unica voce (ovviamente ignorata dai media) che si è levata sulla questione.

Scrive Deiana (Prc): «Dopo le ammissioni del Pentagono sull’ uso del napalm nella guerra contro l’ Iraq, in barba ai divieti di tutte le convenzioni internazionali, è quanto mai necessario che il governo riferisca in Parlamento su quello che sapeva.
Queste ammissioni infatti non soltanto confermano la pretesa americana di essere sopra leggi e diritto internazionale e di poter fare impunemente ciò per il cui sospetto ad altri Stati si muove guerra, ma aprono un altro inquietante capitolo sulle responsabilità del governo italiano nel sostegno alla guerra.
Il ministro Martino era stato informato o no circa metodi estremamente spiccioli che il Pentagono avrebbe adottato? Li condivideva oppure non ne sapeva nulla e si è limitato ad approvare e sostenere al buio la guerra per cieca fedeltà?. Il comportamento del ministro e dell’ intero governo, alla luce delle dichiarazione sull’ uso del napalm, devono essere immediatamente oggetto di discussione in sede parlamentare».

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