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Fondazioni e crollo dello stato sociale

di Paolo Trezzi e Alessandro Magni *
Si dibatte tra “destra e sinistra” quale debba essere la funzione delle fondazioni nel loro campo di “gratuità”. La “destra” insiste che quelle risorse debbano essere finalizzate alla creazione di infrastrutture, la “sinistra” al sociale.
Questa contrapposizione- sentita in un dibattito televisivo, abbastanza approfondito, condotto da Gad Lerner, “L’infedele”, appunto, e che ha aperto uno scontro anche di costituzionalità fra Tremonti da una parte ed in testa l’attuale dirigenza Cariplo, sostenuta dal centrosinistra, è in realtà, un falso dilemma, o meglio un dilemma che afferma l’esistente e occulta il ruolo delle Fondazioni come sostitutive di quello dello Stato. Senza che noi possiamo accorgercene, il ruolo dello Stato, tenderà a essere legittimato come residuale. E questa finta contrapposizione ne è già e ne sarà un punto alto di occultamento e di slittamento di significato. Negli Usa, dove i livelli di povertà sono molto diffusi ed estesi, dove in assenza di una rete di servizi sociali la vulnerabilità sociale colpisce anche cittadini delle classi medie, tutto questo avviene in assenza di un Welfare, consolidato. E’ questo il paese in cui le Fondazioni d’ogni tipo la fanno da padroni. Un Bill Gates qualsiasi, può crearsi consenso sociale, onorabilità sociale, moltiplicandosi per due, di giorno curando il suo immenso business senza remora alcuna e non curandosi delle regole della concorrenza, in nome del suo massimo tornaconto individuale; di notte diventando capitalista compassionevole, mosso dalla tenerezza verso i poveri e dall’interesse per la cultura e promuovere così la più grande Fondazione americana, che ha bilanci più grandi di qualche Stato dell’Unione. In un paese come questo le Fondazioni la fanno da padrone, ma in un paese come questo la vulnerabilità sociale è massima, e il ruolo dello Stato, nella tutela e garanzia del cittadino è minima. Non è che in realtà l’enfasi sulle Fondazioni, non significhi allora accettazione di uno status quo, o meglio accettazione dell’opera di demolizione dello stato sociale? Magari in nome della libertà di scelta delle famiglie o qualche scemenza di simile genere?

Non è che in questo modo la lotta per la giustizia, per rimuoverne le sue cause, non sia stata rimossa, in nome di un intervento marginale sugli effetti, assolutorio per le coscienze e le responsabiltà?
Per concludere di giorno le Fondazioni sono espressione di un capitalismo che non si cura d’altro che di perseguire il massimo della redditività, indifferente a qualsiasi domanda sul che cosa e sul come e sul chi di questa redditività, che calpesta diritti, l’ambiente e alimenta il mercato delle armi. La notte in un finto rigurgito d’angoscia, con quanto residua dei lauti guadagni, si autopromuove e sponsorizza, organizzando in proprio la carità e mettendo la museruola e il silenzio sulla promozione della giustizia. Insomma non sappia la tua mano destra quello che fa la sinistra? Ma il paradosso dell’ingiunzione evangelica non regge: quello di essere chiamati ad essere coerenti e dimentichi nella gratuità dell’agape.
Le Fondazioni non sono affatto dimentiche nella gratuità. Perseguono giorno e notte una loro strategia multipla che ha un unico scopo: autopromuovere la loro attività di perseguimento del massimo profitto. Il resto è accidente.

* Centro Khorakhané Lecco

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