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Rapporto sulla violenza in Perù

di Cristiano Morsolin *
(LIMA) – La Commissione della Veritá e Riconciliazione CVR del Perú ha consegnato nelle mani del Presidente Toledo un voluminoso (ben 6.500 pagine) rapporto finale su 20 anni di violazioni dei diritti umani, il 28 agosto scorso.
Il documento accusa principalmente la guerriglia maonista “Sendero Luminoso”, il movimento guerigliero “Tupac Amaru” MRTA, l’esercito governativo ma indica anche la responsabilitá politica degli ex Presidenti Fernando Belaúnde (1980-1985) e Alan García (1985- 1990) e la responsabilitá penale di Alberto Fujimori (1990-2000), profugo in Giappone.
Quest’analisi della violenza nel Paese andino stima ben 69.280 morti o desaparecidos, vittime del terrorismo politico e della repressione statale; tre su quattro parlano quechua, rappresentanti della popolazioni contadine ed indígene.
La maggior parte delle atrocità commesse andrebbero attribuite alla guerriglia. Le forze di sicurezza dello Stato sarebbero però responsabili della sparizione di almeno 7mila persone. Enormi anche le perdite economiche provocate dai due decenni di guerra interna, stimate in circa 25 milioni di dollari.

La commissione – composta da 12 membri e presieduta da Salomón Lerner Febres (preside della Pontificia Universita’ Católica di Lima) e integrata, tra gli altri, da padre Gastón Garatea e dal pastore evangelico Humberto Lay Sun, oltre che da monsignor Luis Bambarén Gastelumendi, vescovo di Chimbote, in qualità di osservatore, ha raccolto le testimonianze di 17mila persone durante 22 mesi di indagine e si é avvalsa della collaborazione di una squadra di investigatori.
I nove volumi del rapporto possono essere visionati sul sito www.cverdad.org.pe

Rispetto alle dimensioni del conflitto interno, le stime delle vittime indicate dalla CVR superano tre volte la cifra che finora si presumeva.
Quest’orribile saldo é maggiore delle stime indipendenti di 30.000 morti e desaparecidos della dittatura militare in Argentina (1976-1983) e resulta essere il secondo piu’ grave dell’America Latina dopo le 200.000 vittime (in maggioranza maya) della repressione della guerra civile in Guatemala (1960-1996).
La maggioranza delle vittime viveva nelle zone rurali (79%), tre su quattro parlavano quechua, il 68% aveva conseguito un’educazione primaria completa o incompleta.
Inoltre la CVR ha constatato che nei dipartimenti andino sud-occidentale di Ayacucho – dove si inizió la guerra, si é concentrato il 40% dei morti e desaparecidos, proporzione che sale all’85% se si sommano i casi registrati a Huanuco, San Martin, Huancavelica e Apurimac, nel sud.

Secondo CVR, il principale responsabile dei morti e desaparecidos é Sendero Luminoso a cui aggiudica il 54% delle vittime, segnalando che si tratta di un caso eccezionale tra i gruppi guerriglieri e insurgentes dell’America Latina.
Sendero Luminoso ha inflitto “una violenza estrema di inusitata crudeltá, comprendendo anche la tortura e le sevizie come forme per castigare ed intimidire la popolazione civile che tentava di controllare”, enfatizza il rapporto finale CVR aggiungendo che “Sendero negava il valore della vita e dei diritti umani”.
Una menzione a parte merita il leader senderista Abimael Guzman, accusato di praticare un culto della personaliá di polpotiana memoria.
Il Movimento rivoluzionario Tupac Amaru MRTA si é reso responsabile solo delll’1,5% dei morti e desaparecidos, ricorrendo ad atti criminali, sequesti, assassini.
Non va dimenticato che il rapporto finale analizza anche le responsabilitá dei governi democratici di Belaude e Garcia e del dittatore Fujimori che “erano carenti nel comprendere e nel gestire adeguatamente il conflitto armato”. In particolare si ritengono colpevoli i governi di Belaunde e Garcia per aver permesso in certe zone del conflitto, che la violazione dei diritti umani si trasformasse in pratica sistematica delle Forze Armate e non di ecceso di alcuni membri.
Va sottolineato che in soli due anni, tra il 1983 e 1984 (durante il governo Belaude) si siano registrati il maggior numero di morti rispetto a tutta la guerra interna: ben 19.468 vittime che rappresentano il 28% del totale.
Nel caso di Alan Garcia – partito APRA (oggi principale oppositore al governo Toledo), il rapporto finale rivela che all’inizio tentó di riorientare la lotta contrainsurgente applicando sanzioni ai capi militari responsabili dei massacri. Pero la “mattanza nelle carceri di Lurigancho e El Frontón del 18-19 giugno 1986, segna un punto di rottura con la politica aprista di imporre un nuovo schema di rispetto dei diritti umani da parte delle forze dell’ordine”, aggrega il documento.

Il rapporto finale CVR é molto critico con il governo Fujimori: il golpe di stato del 1992 ha significado un “collasso dello Stato di diritto”. Appare lo squadrone della morte conosciuto come gruppo Colina, vincolato all’ex capo dei servizi segreti di Fujimori, Vladimiro Montesinos, sotto processo per decine di imputazioni.
Il testo segnala crimini orribili: “assassinio, scomparsa-desaparicion forzata, crudeli massacri”, un linguaggio criminale usato dallo squadrone della morte Gruppo Colina per ubbidire agli ordini decretati dal Presidente Fujimori, dal suo braccio destro Vladimiro Montesinos, a cui CVR attrabuisce responsabilitá penali.

Rispetto alle azioni delle Forze Armate – accusate del 31% di morti, la CVR conclude che “nel primo periodo si applicó la strategia della repressione indiscriminata contro la popolazione civile, sospettata di appartenere a Sendero Luminoso”.
In una seconda tappa “questa strategia diventa piú selettiva, continuando a violare i diritti umani”.
In alcuni momento del conflitto, secondo la CVR, non si é trattato solo di eccessi individuali, bensí di “pratiche generalizzate e/o sistematica violazione dei diritti umani”.

Sarà il potere giudiziario a incaricarsi di stabilire il grado di responsabilitá penale degli ufficiali coinvolti che hanno diretto la strategia antigueriglia nelle varie zone di emergenza – afferma la Commissione della Veritá.

Complicitá del Cardinale Cipriani e responsabilitá della Chiesa Cattólica

Anche la Chiesa Cattólica é stata oggetto dell’analisi della Commissione della Veritá CVR.
Secondo il rapporto finale della CVR “la difesa dei diritti umani da parte dell’Arcivescovo di Ayacucho (attualmente Cardinale di Lima, Mons. Luis Cipriani) non é stata ferma e decisa durante la maggior parte del conflitto armato”. Il documento segnala che l’attuale esponente latinoamericano dell’OPUS DEI “durante la maggior parte del conflitto armato ha ostacolato il lavoro delle organizazióni ecclesiali impegnate nella difesa dei diritti umani, fino al punto que negava la violazione dei diritti umani”.

Va peró citato che il rapporto finale della CVR riconosce nella Chiesa Cattólica un’istituzione che ha tradotto il suo rifiuto della violenza terrorista, attraverso attivitá di difesa dei diritti umani come, per esempio, quelle organizzate dalla Commissione Episcopale per l’Azione Sociale CEAS (www.ceas.org.pe ).
In questo senso, la CVR rende omaggio a sacerdoti (menzioniamo anche i martiri italiani Padre Alessandro Dordi, Padre Daniele Badiali e Giulio Rocca dell“Operazione Mato Grosso – OMG”), religiose, fedeli cattolici ed evangelici che pagarono con la propria vita la difusa dei diritti umani.
Tuttavia si deplora l’irresponsabilitá di alcune autoritá ecclesiastiche di Ayacucho, Huancavelica y Apurimac che non hanno svolto il loro impegno pastorale in favore della pace e della giustizia.

Il direttore esecutivo del Coordinamento Nazionale dei Diritti Umani CNDDHH Francisco Soberon, commenta: “coloro che hanno seguito la congiuntura nazionale fin dagli anni ’80, hanno osservato come Cipriani ha volto le spalle ai familiari dei desaparecidos e a tutti coloro che hanno sofferto le violazióni dei diritti umani in Ayacucho.

La violenza in Ayacucho

Paradossalmente il rapporto finale della Commissione CVR viene presentato alla cittadinanza il 29 agosto ad Ayacucho mentre lo Stato ha decretato lo stato d’emergenza per evitare disordini.
Ayacucho, l’angolo della morte in quechua (per le mattanze durante l’epoca dei conquistadores spagnoli), teatro di crimini e violazióni orrende perpetrate da Sendero Luminoso e dalla repressione governativa negli anni ’80, diventa lo scenario della debolezza democratica dello Stato, con la paura del ritorno del fantasma del terrorismo.
Alla luce della pubblicazione del rapporto della Commissione della Veritá e della Riconciliazione, e di un panorama sociale in fibrillazione, fatto di marce, scioperi, blocchi stradali, contro una politica economica essenzialmente recessiva, ma fondamentalmente contro uno stile di governo poco in sintonia con i sentimenti quotidiani della popolazione, la nostalgia autoritaria fa capolino in molti settori conservatori. La fragilitá della “democrazia” toledista, viene spesso confrontata con la stabilitá della “dittatura” fujimorista. Non che preoccupi il confronto, la cosa grave é la mancanza di senso delle istituzioni, del lungo periodo, e il correre dietro a soluzioni miracolistiche.

L’impatto nella societá peruana

Il rapporto finale della Commissione CVR ha acceso un vespaio di dichiarazioni contrastanti, evidenziando una profonda rottura tra la societá civile e i poteri forti che da vari mesi stanno articulando una campagna di dura opposizione e discredito contro la Commissione CVR.
In particolare va sottolineata la reazione di diversi generali e rappresentanti delle Forze Armate, legati anche políticamente alla strategia antisovversiva che, in vari momenti e luoghi, ha violato sistemáticamente i diritti umani.

Padre Gustavo Gutierrez, fondatore della Teologia della Liberazione, evidencia la preparazione e la profesionalita dei membri della Commissione della Veritá CVR: “sono personalitá riconosciute non solo nel Perú, per il loro spessore morale e intellettuale e, quando parlano di atrocitá, si riferiscono a cose accadute realmente che non si possono piú occultare”. Il religioso dominicano afferma che l’obiettivo ideale per una soluzione profonda va ricercato nel perdono, peró “é chiaro che la societá deve raggiungere la giustizia anche attraverso le sanzioni; (..) sono comprensibili i nervosismi peró bisogna evitare relazioni e collaborazioni delle istituzioni con coloro che violarono la legge e i diritti umani.

Anche la Conferenza Episcopale Peruviana ha espresso ufficialmente il proprio sostegno al lavoro della Commissione della Verita’, manifestando il desiderio che il rapporto finale contribuisca “a stabilire la verita’ di fatti dolorosi al fine di purificare la memoria collettiva della storia passata”.

Sulla stessa linea d’onda si unisce il Presidente di APRODEH – Asociación Pro Derechos Humanos (storica ONG che ha promosso il Coordinamento Nazionale dei Diritti Umani – CNDDHH www.aprodeh.org.pe ) Miguel Jugo dichiarando: “crediamo si debba dare continuitá alle parole del Presidente Toledo per lavorare in favore della giustizia, della riparazione e de rafforzamento dei diritti umani. (..). Coincidiamo con i membri della CVR nell’identificare le responsabilitá politiche dei governi di Fernando Belaundé e Alan Garcia ma anche le responsabilitá penali di Alberto Fujimori (profugo in Giappone dove sta orchestrando una campagna da perseguitato politico di craxiana memoria) e del suo braccio destro Vladimiro Montesinos (ex capo dei servizi segreti).

L’impatto a livello internazionale

Si é registrato un eco anche a livello internazionale del rapporto finale della CVR (che è stato appositamente salutato con un messaggio del Presidente della Commissione della Veritá del Sudáfrica Arcivescovo Desmond Tutu, del Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchú, delle Madri di Plaza de Mayo, ecc.).
Va sottolineata la partecipazione attiva delle ONG italiane in Perú (Associazióne Solidarietá Paesi Emergenti – ASPEm, TERRA NUOVA, Movimento Laici America Latina – MLAL, ARCI – Cultura e Sviluppo Perú, Cooperazione Internazionale Italiana COOPI, Comunidad Santo Espíritu, Gruppo Volontariato Civile GVC) che hanno pubblicato nel quotidiano LA REPUBBLICA del 28 agosto, un documento unitario di appoggio alla societá civile nel sostegno alla Commissione della Veritá CVR.
L’avvocato Mirtha Allende, membro del Coordinamento Nazionale dei Diritti Umani – CNDDHH (www.dhperu.org) dichiara che “il documento delle ONG italiane in appoggio alla CVR aiuta a sostenere questo processo di giustizia, veritá e riparazione in cui il Perú deve transitare affinché gli errori del passato che hanno causato molte sofferenze, non si ripetano”.

Va menzionato anche il ruolo propulsore della cooperazione internazionale (promosso non solamente dalle ONG italiane ma anche da Oxfam GB, Luteran World Relief LWR, Catholic Relief Services, Save the Children Canada UK, CUSO, Consejería en Proyectos ) che sta organizzando vari incontri e dibattiti per accompagnare anche politicamente un percorso di giustizia, anche in termini di riparazione e riconciliazione.

A livello internazionale, Human Rights Watch (www.hrw.org ) di New York, WOLA – Ufficio di Washington per questioni Latinoamericane (www.wola.org ), Amnesty International di Londra (www.amnesty.org)e la Federazione Internazionale Diritti Umani FIDH (www.fidh.org ) di Parigi hanno espresso il loro appoggio alla Commissione della Veritá.
In particolare WOLA – Ufficio di Washington per questioni Latinoamericane ha qualificato come un “grande avanzamento” la consegna del rapporto finale della CVR: “il governo USA deve riconoscere lo sforzo del governo peruano nella recerca della veritá durante il periodo della violenza politica e deve dargli il suo appoggio politico e simbolico”, enfatizza Kimberly Stanton, direttrice di WOLA.

La lotta per la giustizia della societá civile
Di fronte ad una campagna diffamatoria orchestrata da poteri occulti, con l’appoggio di politici e mass-media che tentano di bloccare il processo democratico del Peru’, la societa’ civile e i movimenti popolari (www.argenpress.info/nota.aspe?num=004417 )del paese andino si stanno mobilitando per costruire un nuovo patto sociale fondato sulla giustizia e sulla riconciliazione.

In prima linea si sono attivate varie organizazióni (tra cui il Coordinamento Nazionale dei Diritti Umani CNDDHH, l’Associazione Peruviana Pro Diritti Umani APRODEH, il centro ecclesiale “Bartolomeo de las Casas”, la Rete Giubileo 2000, la Conferenza dei Religiosi del Peru’) per la difesa dei diritti umani calpestati durante un ventennio di violenza politica fomentato dalla guerriglia terrorista Sendero Luminoso ma anche dalla polizía e dall’esercito governativo.

Il 20 agosto scorso sono state presentate al Presidente del Perú Alejandro Toledo venti due mila 22.000 firme raccolte dal movimento cittadino “PARA QUE NO SE REPITA” (“Affinché non si ripeta”, nella traduzione dallo spagnolo) in appoggio alla Commissione della Verita’.

In occasione della consegna delle firme Francisco Soberon – direttore del Coordinamento Nazionale Diritti Umani CNDDHH ha sottolineato l’importanza di accompagnare le raccomandazioni e proposte della Commissione della Verita’. “Speriamo che l’organo esecutivo di governo possa impegnarsi e stabilire un meccanismo per promuovere azioni a livello giurisdizionale con la partecipazione della societa’ civile a livello di monitoraggio”. Il direttore del CNDDHH ha commentato: “Per voltare pagina bisogna aver letto il libro e molti peruviani non lo hanno fatto, rimangono indifferenti; per questo é importante che tutti ci impegniamo ad iniziare un autentico processo di riconciliazione con coloro che furono le vittime”.

Dall’Argentina il Premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel ha ricordatoto che “é necessario superare l’impunitá rispetto a ció che é succeso affinche é non ritorni… NUNCA MAS…
Se non c’é veritá e giustizia, non ci puó essere riconciliazione possibile”.
Lima (Perú), 21 settembre 2003

* Cristiano Morsolin, giornalista e operatore di reti internazionali.
Fondatore dell’Osservatorio Indipendente sulla regione Andina SELVAS, www.selvas.org
Lavora a Lima nella cooperazione internazionale.

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