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L’uomo con la testa piena di film, documentario

Frame Produzioni e Officine Cinematografiche hanno presentato in anteprima al CPA Firenze sud “L’uomo con la testa piena di film” un documentario di Massimo Fallai. Il documentario narra attraverso gli aneddoti e le immagini di Jo La Face (Giovanni Valerio), proiezionista di professione e per passione, compagno anarchico calabrese trapiantato a Firenze, “uomo con la testa piena di film”. La storia quasi trentennale di proiezioni cinematografiche ininterrotte e militanti, negli spazi liberati dei centri sociali (Ex Emerson, vicolo del Panico ecc.) e nei luoghi del vero cinema. Il cinema resistente che si oppone all’omologazione dilagante delle multisale, fast food dell’immagine, e alla dittatura del video e digitale, affermando l’esistenza nuda e cruda della pellicola, quella che per usare le parole di Jo “è una cosa viva” graffiata e fragile, carnale e vissuta, vulnerabile e perciò vitale.
Proiettore, pizze, motore. I soliti gesti ripetuti da anni con capacità certosina, attenzione maniacale, e da sempre tante incognite. Ma anche tante bellissime sorprese, esaltanti. Come la visita di qualche illustre personaggio, che esce dal recinto della notorietà per annusare il mondo.
Massimo Fallai, il regista, è stato colpito da Jo quando gli ha detto “nella mia testa ci sono 15.000 film”, e così ha deciso di raccontare questa storia, e lo ha fatto al meglio, usando una telecamera professionale e una capacità fantastica nel cogliere particolari, piccole quotidianità, sensibilità persino quasi femminili (e del resto Jo che non a caso preferisce chiamarsi con il cognome della madre, proviene da un mondo matriarcale) che raccontano una storia grande. Jo è soltanto un cantastorie d’un mondo immenso, che potrebbe scomparire sommerso dalla tecnologia digitale e soprattutto dall’invadenza del cinema commerciale “che macina titoli su titoli continuamente, come una fabbrica che deve sfornare prodotti”.
Si accalora, Jo, nel ribadire che il cinema vero non sono i film di cassetta e non è nemmeno arido collezionismo borghese, ma è sangue, è vita, sono storie di uomini e donne, degne di uscire alla luce dal buio degli archivi e di essere proiettate, tutte, perché “dietro ogni film ci sono delle persone che hanno dato la vita per raccontarsi”. E che persone, quando si parla di Luis Bunuel, di Orson Welles, di Pier Paolo Pasolini, di Francois Truffaut, di Pietro Germi, dei Fratelli Marx e di tanti altri ai quali sono state dedicate strabilianti rassegne nei centri sociali e nei cinema d’essai fiorentini, costruite ogni volta giocando su felici abbinamenti con cibo, alcool, performance teatrali, proiezioni di diapo, mostre fotografiche, banchini di libri e controinformazione. Ma anche in modo assolutamente imprevedibile, uscendo persino dallo spazio preposto all’interno di un edificio, e riproponendosi all’esterno, sui muri dei palazzi o in spiaggia, su un telone installato in mezzo all’acqua del mare. E così il cinema autentico, fuori dalle mega multisale dei centri commerciali e dalla triste consuetudine di vedersi una videocassetta in solitudine (i due lati dello stesso aspetto), assolve al suo originario compito di raccontare storie e insieme di riunire le persone in spazi umanizzati, di farle respirare, parlare e mangiare insieme. E magari aspettarsi che qualcuno esca fuori dalla cabina di proiezione dicendo “scusate se la pellicola si è rotta negli ultimi cinque minuti, non riesco a ripararla, vi racconto il finale del film”.
“C’è gente che ci schiacciava intere giornate al cinema” dice Jo a proposito dello Spazio Uno, rammaricato per non poter più continuare questa esperienza. Negli ultimi tempi il progetto del cinema al Centro Popolare Autogestito, ha preso vita con rassegne di altissimo livello, a prezzi super popolari, a cadenza settimanale.
Il documentario “L’uomo con la testa piena di film” potrebbe essere un veicolo fantastico per proporre questo modo di viversi il cinema.
Spero che sia nelle intenzioni del regista l’idea che penso io, cioè di proiettarlo in ogni occasione possibile.

Patrizia “Pralina” Diamante

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