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L’Associazione software libero scrive al ministro

L’Associazione software libero scrive al ministro dell’Innovazione tecnologica a proposito della direttiva ministeriale sull’informatica denunciandone le modifiche che la rendono non rispondente a un progetto per la la diffusione dei sistemi a codice aperto. Ecco il testo della lettera. Onorevole Signor Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, la Gazzetta ufficiale ha recentemente pubblicato la Sua Direttiva, datata 19 Dicembre 2003, denominata “Sviluppo ed utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni”, già annunciata dal comunicato del 29 Ottobre 2003 apparso sul sito del Ministero.

L’Associazione software libero esprime rammarico e preoccupazione nel constatare che la versione definitiva abbia subito profonde modifiche al testo.

Infatti, contrariamente a quanto da Lei dichiarato nel comunicato in cui spiegava che nella scelta delle soluzioni basate su software proprietario o aperto, “(occorre tener) conto che quest’ultimo consente di conformare i programmi alle nostre esigenze, mano a mano che esse si pongono, e di metterli anche a disposizione di altri”, la Direttiva pubblicata non riporta alcun riferimento alla modificabilità del codice sorgente, ma si limita unicamente a menzionare il riuso.

Il solo riuso, infatti, di per sé non è sufficiente, in quanto, come Lei osserva, i programmi devono essere conformati alle specifiche esigenze delle diverse amministrazioni pubbliche.

Ci sembra inoltre doveroso sottolineare che la tutela suggerita alle amministrazioni che acquistano programmi proprietari è una garanzia che avremmo voluto ritrovare nel testo definitivo visto e considerato che anche le multinazionali falliscono, vengono assorbite e poi spezzate, eccetera, oppure che anche software di punta vengono dismessi. Invece non si trova traccia della specificazione secondo cui “(..) si debbono contrattualmente assicurare che, qualora il fornitore non sia più in grado di fornire supporto, il codice sorgente e la relativa documentazione vengano resi disponibili o almeno ceduti al fornitore (al cliente, trattasi di refuso)”.

Infine, tra i criteri tecnici di comparazione, nel comunicato si invita a “(privilegiare le soluzioni che)rendano i sistemi informatici non dipendenti da un unico fornitore o da un’unica tecnologia proprietaria”.
Successivamente è stata introdotta la formula “in assenza di specifiche ragioni contrarie”. Laddove si parla di “(privilegiare le soluzioni che) garantiscano la disponibilità del codice sorgente per l’ispezione e la tracciabilità da parte delle Pubbliche amministrazioni”, è stato aggiunto “fatti salvi i diritti di proprietà intellettuale del fornitore e fermo l’obbligo dell’amministrazione di garantire segretezza o riservatezza”. Ci duole osservare che le suddette modifiche al testo originale lasciano ampio spazio per deroghe, in quanto, a titolo di esempio, un fornitore potrebbe ricorrere alla formula “riservato” per impedire che il proprio codice sorgente sia reso disponibile, per qualunque scopo, a terzi.

Facendo appello alla Sua sensibilità e competenza su questo argomento, Le chiediamo di riconfermare il testo e le intenzioni originarie, rimuovendo ogni possibile ambiguità ed eliminando, per quanto possibile, i rischi che la Direttiva possa essere elusa.

Saluti cordiali.

Per l’ Associazione Software Libero (www.softwarelibero.it)
Il presidente
Leandro Noferini

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