Nonluoghi LinuxExperience Cortiana, per la libertà del sapere

Cortiana, per la libertà del sapere

Fiorello Cortiana

Ci sono percorsi molto differenziati che stanno portando molte persone, in parti diverse del pianeta, a misurarsi con nuovi ordini di problemi. La caratteristica comune di questi problemi ha a che fare con la conoscenza. Piú precisamente ha a che fare tanto con i supporti attraverso i quali la conoscenza si produce e si diffonde, quanto con gli “alfabeti” che consentono di produrre i contenuti della conoscenza.

Siano alfabeti appartenenti alla sfera biologica, come le sequenze geniche di un principio attivo contenuto in una pianta amazzonica ed utilizzato a fini curativi, o siano alfabeti appartenenti alla sfera antropologica, come le stringhe di algoritmi con le quali si scrivono programmi di software.

Abitanti della terra appartenenti alle culture piú diverse si stanno misurando con il tentativo e la pratica di ridurre questi alfabeti a merce detenibile e controllabile attraverso i brevetti o l’estensione del diritto d’autore.

Questo avviene tanto per l’indios dell’Amazzonia che di generazione in generazione, da millenni, tramanda la conoscenza e l’uso di un principio curativo contenuto in una pianta e improvvisamente scopre che una multinazionale farmaceutica ha brevettato quel principio come una invenzione (quando al piú va considerata una tardiva scoperta), quanto per uno studente del Mit di Boston che risolveva problemi di una stampante trovando soluzioni al bug del programma relativo attraverso il confronto e lo scambio di informazioni e conoscenze con altri colleghi, magari anche di altre università, e si trova brevettato, come invenzione di una multinazionale informatica, ciò che è stato un risultato di una libera cooperazione fin lì comunemente usato da migliaia di studenti.

Ci sono due cose che legano lo studente dell’Occidente tecnologicamente avanzato e l’indio amazzonico: la libera disponibilità della conoscenza e delle modalità di produrla e il supporto digitale su cui finiscono le sequenze geniche e i programmi di software. La raccolta di storie contenuta in questo libro coglie differenti percorsi di persone simili a noi, che vivono in ambienti che ci sono familiari ed usano strumenti informatici come capita a noi.

Attraverso diversi percorsi, attraverso diversi problemi, queste persone scoprono la questione della disponibilità della conoscenza, che fino ad allora avevano ignorato dietro il click su un tasto o su uno schermo al fine di attivare un comando per la soluzione di una esigenza particolare. Le storie narrate ben descrivono il prendere corpo di una consapevolezza individuale, premessa e preludio ad una consapevolezza collettiva. Del resto questo è un processo già avvenuto nella storia: alla fine del Settecento per artigiani, commercianti e professionisti, che si sono scoperti come Terzo Stato e hanno prodotto un passaggio storico fondamentale per l’Occidente, e non solo, come la Rivoluzione Francese. Un bel quadro di Pellizza da Volpedo, ci ricorda, fin dal titolo, l’entrata in scena di una nuova consapevolezza sociale attraverso il Quarto Stato.

Con questo terzo millennio siamo entrati nell’era digitale e le storie dei nostri personaggi propongono questo come il secolo della rete. La consapevolezza che sta prendendo corpo riguarda la conoscenza, piú precisamente la condivisione della conoscenza; questa è una novità che costituisce una discontinuità rispetto alle ragioni economiche che stavano dietro ai corpi sociali apparsi sulla scena nei secoli XVIII e XIX. La conoscenza è un bene particolare, la sua natura è tale che piú essa viene scambiata meno si consuma ed, anzi, aumentano le probabilità di una sua crescita tanto quantitativa quanto qualitativa. Ora, se si vuole applicare alla conoscenza e alle sue reti di produzione e di comunicazione, lo stesso modello produttivo di tipo agricolo od industriale, al fine di ricavarne le stesse modalità di consumo e di rendita, occorre creare delle condizioni di scarsità.

Queste sono condizioni che di per sé non si danno, per cui per via tecnologica (standard particolari proposti come universali) o per via di convenzione o di norma (accordi Trips dell’Organizzazione mondiale del commercio, Wto, piuttosto che direttive e leggi parlamentari per la brevettazione del software) coloro che detengono le loro rendite di posizione, altrimenti minacciate dalla condivisione della conoscenza, da tempo si sono attivati con le buone e con le cattive affinché si diano le condizioni di scarsità.

Conoscenza, comunicazione, informazione, partecipazione costituiscono nuovi ambiti concettuali e pratici che non dipendono strettamente dall’essere centrali o periferici rispetto a condizioni economiche. Coloro che stanno prendendo consapevolezza del diritto alla condivisione della conoscenza pongono e porranno sempre piú questioni e conflitti non riducibili a ragioni e a rappresentanze di classi sociali economicamente definite.

Questo comporterà anche un cambiamento nelle forme e nella rappresentanza dei conflitti non riconducibile automaticamente ai tradizionali assi di distinzione destrasinistra. Del resto già per la questione ecologica è stato così: il problema non era il conflitto distributivo tra valorizzatori di capitale e coloro che ricavano una rendita da questa valorizzazione, il problema era costituito dal modello economico e sociale condiviso, legato all’idea di sviluppo quantitativo illimitato e quindi di illimitata disponibilità delle risorse naturali comunque utilizzate.

Three Mile Island e Chernobyl ospitavano centrali nucleari dentro Paesi con modelli politici opposti ma con modelli produttivi simili. Siamo quindi di fronte ad un nuovo inizio per l’umanità e queste storie ci raccontano di come ognuno di noi ne sia coinvolto e per quali nuovi diritti si debba battere.

Fiorello Cortiana, senatore della Repubblica per i Verdi.

Prefazione al volume “Un altro computer è possibile. Il software libero e la rivoluzione della comunità aperta” scritto nel 2003 da Mario Alexandro Santini

 

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