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Cap Anamur, doppia vergogna

Bene. I 37 profughi africani (forse sudanesi, forse nigeriani, forse ghanesi, forse…) sono sbarcati a Porto Empedocle. Sono stati subito rinchiusi nel centro di detenzione temporanea di Agrigento. I loro soccorritori, quelli che li hanno salvati dal naufragio nel Mediterraneo, sono stati arrestati dalla polizia italiana per il presunto reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Un’allucinazione? No, i fatti nell’Italia del 2004. Le reazioni a questa “svolta” apparentemente umanitaria, in realtà repressiva e autoritaria (con rischio di espulsione per i 37 sbarcati dopo tre settimane in mare), sono state numerose ieri sera.
A cominciare da quella del deputato regionale dei Verdi Calogero Miccichè, che si è barricato nel Cpt di Agrigento per protestare contro l’indicibile condotta delle autorità italiane:
Quanto agli arresti dei reponsabili della nave e dell’organizzazione umanitaria tedesca, l’ecologista siciliano è chiaro: «E’ una vergogna che gente che non ha altra colpa che quella di avere salvato 37 vite umane da morte certa venga arrestata, questo provvedimento copre di vergogna chiunque abbia fatto della solidarietà la propria ragione di vita».
E il il direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, Christofer Hein, precisa che in base alla legge italiana, i 37 profughi non devono stare nel centro di permanenza temporanea. «La legge – afferma – dice che il Cpt accoglie il cittadino straniero non comunitario con provvedimento di espulsione non immediatamente eseguibile. I 37 profughi della Cap Anamur non sono in questa condizione, anzi sono richiedenti asilo politico». Lo stesso Hei ha rivelato che dopo diverso ore dallo sbarco non era stato ancora concesso a nessuna organizzazione umanitaria di icontrare i 37 profughi africani. «Noi abbiamo chiesto di incontrare queste persone. Il lavoro che normalmente facciamo in questi casi è di informazione sui diritti. E’ necessario che conoscano quali sono per poi prendere eventuali decisioni, come quella di richiedere anche in Italia l’asilo politico».
Hein ha stigmatizzato che siano stati definiti immigrati clandestini profughi richiedenti asilo, seppure: «Hanno invocato la convenzione di Ginevra e devono poter godere di tutti i diritti».
A parlare di clandestini, con la complicità di numerosi mass media, sono stati tra gli altri esponenti dell’agonizzante governo Berlusconi. A uno di loro, il ministro della giustizia Roberto Castelli, ieri hanno replicato alcuni esponenti del centrosinistra. Per esempio, Roberto Giachetti, della Margherita, che definisce «teppismo istituzionale» le parole del guardasigilli. Questi, mentre il suo collega degli Interni Pisanu agitava lo spettro grottesco dell’invasione di immigrati clandestini dopo questo precedente, aveva detto tra l’altro che accogliere i profughi creerebbe un «precedente che rischia di essere devastante».
Giachetti osserva: «E’ del tutto evidente che ci troviamo di fronte a rifugiati politici, in fuga da una situazione drammatica di guerra e carestia, e non a immigrati clandestini: quindi le parole del padano Castelli sull’Italia ventre molle sono due volte inopportune. Questa vicenda, piuttosto, dimostra che nel nostro paese c’è molta confusione sull’applicazione del diritto internazionale, in particolare riguardo ai diritti umani e all’asilo. Per questo giunge opportuna, a pochi giorni dalla mozione sul Darfur approvata da tutti i gruppi, l’interrogazione parlamentare sulla riforma dell’asilo politico.
Per il diessino Claudio Fava, europarlamentare, «la notizia dell’arresto del comandante e del primo ufficiale della Cap Anamur, sollecitato da ambienti governativi romani, è gravissima». Per l’esponente della sinistra Ds, la vicenda «serve a fare chiarezza sul vero obiettivo della legge Bossi-Fini: trasformare l’immigrazione in una questione di ordine pubblico, ridurre le convenzioni internazionali (prima fra tutte quella di Ginevra, sul dovere d’asilo ai profughi) a carta straccia e impedire, per il futuro, qualsiasi intervento umanitario anche a costo di usare il codice penale a scopo intimidatorio. Chi vorrà trarre in salvo dal mare un gruppo di profughi si informi prima se quei disperati sono in regola con le leggi del governo Berlusconi, altrimenti sarà meglio lasciarli annegare».

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