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Il ministro in camicia verde e altre amenità

di Fabio Galluccio
18 luglio – 1 agosto:
Si dimette un altro ministro, Bossi (che lascia pure il Parlamento), non per motivi di salute, come sarebbe stato logico, ma per totale dissenso dalla linea politica del Governo. Ma la Lega non si ritira dall’Esecutivo. Sostituisce Bossi con Calderoli, il quale giura sulla Costituzione in camicia verde. Dopo le camicie nere salgono al Quirinale… quelle verdi!

Il cavaliere per fare testa da ariete nei confronti dell’UDC, l’alleato più riottoso, spacca il partito di Follini nominando Buttiglione, commissario europeo e silurando Monti, apprezzato in Europa da tutti. Ma ad oggi non lo sostituisce come ministro nel governo. Follini, a cui Berlusconi aveva minacciato di “mettergli contro le sue televisoni”, costretto così a ritirare gli emendamenti sul federalismo, si ritrova un partito a metà tra filo-governativi e contrari all’attuale gestione del governo. In un Paese con una soglia minima di democrazia un’affermazione del genere avrebbe causato le dimissioni del presidente del consiglio, ammesso che ci sia un Paese al mondo con un presidente del Consiglio che ha sei televisoni (ancora tutte nelle mani della maggioranza).! Ma lui resiste nonostante tutto insieme ai suoi alleati per occupare senza vergogna il potere.

Ma non finisce qui la pantomimia. In tutta fretta viene approvato il disegno di legge delle pensioni, con un voto di fiducia. L’ennesimo (siamo a 21 voti di fiducia su leggi) atto di esproprio del Parlamento. Governo e ministri non rispondono dall’atto della loro nomina a mozioni, risoluzioni e ordini del giorno (i cosiddetti atti di indirizzo) con cui l’assemblea cerca di far sentire la sua voce all’Esecutivo Per fare un esempio pratico: nell’ultimo trimestre del 2004 su 44 atti inviati alla presidenza del Consiglio non si è risposto ad alcuno. Il ministro Alemanno zero su 36. La Moratti zero su 21. E così via. Uniche eccezioni il ministro degli Interni e dei Beni Culturali.

Per l’ennesima volta si parla di riesame della Costituzione. I 4 saggi (tutti della maggioranza) passeranno dalle Dolomiti a un’isola del Mediteranneo, infischiandosene del Parlamento e del fatto che la Costituzione è la Magna Charta di tutti i cittadini a qualunque schieramento politiico si appartenga.

Rissa con pugni e insulti nell’aula della Camera: I leghisti scatenano i tafferugli durante il dibattito sul prestito ponte all’Alitalia. Aggrediti i deputati della Margherita e socialisti di entrambi i fronti.
Il tribunalle di Roma sconfessa Pisanu: illegittima la espulsione dei 13 clandestini rimpatriati. Naturalmente Pisanu ormai ormai… non ha più niente da fare. Ma intanto nonostante la bocciatura della legge Bossi-Fini da parte della Consulta e i pesanti giudizi dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, tutto rimane come prima.

Siamo all’infrazione quotidiana delle Istituzioni e della Costituzione e non sappiamo verso quali lidi stiamo navigando essendo chi presiede le Istituzioni e la stessa opposizione (compresi i cosiddetti movimenti civili) totalmente in panne.
Al Qaeda minaccia che l’Italia sarà il prossimo bersaglio del terrorismo.
In Iraq si continua a morire senza un attimo di tregua.

In una recente riunione del Consiglio regionale delle Marche l’assessore della Margherita Ugo Ascoli, membro della comunità ebraica locale, è stato aggredito verbalmente da Roberto Giannotti, capogruppo di Forza Italia. Giannotti, vistisi bocciati tutti gli emendamenti del centrodestra, che pretendevano il riconoscimento delle “radici cristiane” da inserire nel preambolo del nuovo Statuto regionale e il riconoscimento della sola famiglia fondata sul matrimonio, si è rivolto ad Ascoli definendolo “ospite in questo paese”, in quanto ebreo.

Il cinquantennale della riunificazione di Trieste all’Italia è commemorato dal Comune di destra con queste parole: “l’Italia del ’43 è occupata a Sud dagli anglo-americani e al Nord dai tedeschi”. Non vengono mai citati la Resistenza, il nazismo e l’Olocausto, né tanto meno la Risiera di San Sabba.
E’ morta Laura Bretti, la voce di Pasolini, la sovversiva dell’arte e della recitazione.

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