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Scajola venga a Genova, ma a parlare del G8

[Riceviamo da Lorenzo Guadagnucci e volentieri pubblichbiamo questa sua lettera uscita sull’Unità]
Cara Unità, ho saputo delle tue perplessità circa la presenza di alcuni esponenti del centrodestra alla Festa nazionale che i Ds tengono in tuo nome, quest’anno a Genova. Condivido i tuoi dubbi, chiamiamoli così, in particolare su Claudio Scajola, ministro dell’Interno ai tempi del G8. In quel luglio, in particolare la notte del 21, mi trovai molto” vicino” al ministro. Vicino, intendo, in senso figurato: quella notte la cominciai alla scuola Diaz, per proseguirla al pronto soccorso e concluderla in una camera d’ospedale in stato d’arresto. Scajola, il giorno dopo, fu citato dal nostro presidente del consiglio durante una famosa conferenza stampa: il ministro mi informa – disse grosso modo il premier – che alla scuola Diaz abbiamo fermato decine di appartenenti al Black Bloc. Sappiamo tutti come poi è andata. Di tute nere dentro la scuola non c’era neanche la traccia ed è ormai pacifico che il blitz alla Diaz fu un’aggressione brutale e ingiustificata, che gli arresti furono eseguiti costruendo prove false (le due molotov), che la ricostruzione ufficiale (la resistenza degli occupanti) era inventata.
Oggi al tribunale di Genova ci sono 29 funzionari e altissimi dirigenti di polizia imputati per concorso in lesioni, falso, calunnia. Siamo nella fase dell’udienza preliminare. Io, con gli altri 92 pestati e arrestati quella notte, partecipo al processo come parte civile. Detto tutto questo, cara Unità, puoi immaginare quanto io sia sensibile al ritorno dell’ex ministro nella fatale Genova, su invito del maggiore partito dell’opposizione. Ti dico subito che fremo dalla voglia d’incontrare Scajola. L’ex ministro dell’Interno in questi giorni ha detto che la politica è dialogo, confronto fra chi si colloca su sponde opposte. Sono d’accordo. Però Scajola deve venire alla Festa nazionale dell’Unità non per un dibattito sull’immigrazione, ma a parlare di G8. Abbiamo un sacco di cose su cui dialogare.
Potremmo cominciare parlando di quella notte. Lui quando seppe del blitz? Fu informato prima, durante o dopo? E da chi? Perché, visti i penosi risultati, non ordinò un’inchiesta interna? Perché, quando la magistratura avviò l’inchiesta e accertò alcune scottanti verità, non chiese si dirigenti di polizia di fare un passo indietro in attesa del giudizio? Perché quegli stessi dirigenti oggi imputati sono stati promossi nel frattempo?
Potremmo parlare anche di piazza Alimonda, magari allargando il dibattito alla famiglia Giuliani, che avrebbe un sacco di argomenti su cui dialogare, ad esempio la presenza nella piazza di certi carabinieri d’assalto.
Potremmo farci spiegare meglio da Scajola quella sua vecchia affermazione, secondo cui – la sera stessa dell’uccisione di Carlo Giuliani – avrebbe dato ordine di sparare se qualcuno avesse tentato di violare la zona rossa.
Potremmo chiedere a Scajola se sia informato sul fatto che nel nostro ordinamento un ministro non può dare ordine del genere. Probabilmente Scajola sa bene queste cose, quindi potremmo domandargli che significato avesse quel suo ordine.
Potremmo parlare poi di Bolzaneto, delle torture eseguite da uomini in divisa, o dei motivi per cui i membri del Black Bloc poterono agire indisturbati, oppure ancora dell’aggressione agli attivisti di Lilliput in piazza Manin, o delle ragioni che spinsero ad aggredire il corteo dei Disobbedienti. Insomma, avremmo una quantità di argomenti da affrontare. Quindi la proposta è questa: invitiamo Scajola al dibattito sul G8 del 2001 in programma alla Festa genovese per venerdì 17. Sono già previsti gli interventi, fra gli altri, di Luciano Violante, Giuliano Giuliani, Giannicola Sinisi (sottosegretario agli Interni del centrosinistra).
Sarebbe un’occasione per mettere a fuoco – nel dialogo – anche le posizioni del centrosinistra. Che lezione ha tratto l’opposizione dal G8? Siamo o no tutti convinti che verità e giustizia sui fatti di Genova sono un passaggio obbligato per restituire fiducia ai cittadini, credibilità alle forze dell’ordine e per rendere effettive le garanzie scritte nella costituzione? Se siamo convinti di questo, dovremmo subito pensare alle cose da fare, agli impegni da prendere per il futuro.
Dovremmo parlare di una commissione parlamentare d’inchiesta da istituire quando l’attuale opposizione sarà diventata maggioranza, di una legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell’odine, di una seria legge (non quella incredibilmente approvata alla Camera dal centrodestra) per introdurre il reato di tortura, della messa al bando dei gas nocivi usati come lacrimogeni, di obbligare gli agenti in servizio d’ordine pubblico a portare targhette di riconoscimento su caschi e divise. Sono tutti progetti di legge già presentati da parlamentari delle opposizioni e costituiscono – tutti insieme – una prima risposta alla lezione del G8. Non sarebbe il momento – a due anni, forse meno, dalle elezioni – di formalizzare un impegno all’approvazione di questi leggi? In questo modo il centrosinistra avrebbe già messo in campo un programma minimo sulla tutela e l’affermazione dei diritti civili. Non sarebbe poco, visti i tempi che corrono.
Allora, ne parliamo il 17 settembre, anche con Scajola?

Lorenzo Guadagnucci
Comitato Verità e Giustizia per Genova

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